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1 Novembre 2024 Tutti i Santi Omelia di don Angelo

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1 Novembre 2024 Tutti i Santi Omelia di don Angelo

Accendi un lume nelle case, lungo strade, dentro di te

Tutti i Santi

1 novembre2024

omelia di don Angelo

Si è in pochi, si è in tanti? Oggi in modo particolare poco importa: poco importa  per chi, come voi, ha occhi per l’invisibile o semplicemente ha un cure che  batte e si emoziona. Perchè qui la festa  di tutti i Santi fa convocazione: paradossalmente, se chiudi gli occhi vedi: vedi anche questa chiesa affollarsi. E ad affollarla di santi  ciascuno di voi, che porta qui i suoi santi.

E così sfuggiamo a un fraintendimento che nel tempo ha impallidito la parola “santi”, “santità”, sino ad imprigionarla nel privilegio di pochi, beati loro: i santi degli altari, quelli delle canonizzazioni. E i primi ad essere tristi di questa riduzione – dopo Dio – penso siano proprio loro. A volte imprigioniamo ciò che non è imprigionabile. All’inizio non fu così e la parola “santi” era per dire semplicemente i credenti. Che di certo non abitavano i cieli, ma dimoravano la terra. Vi ricordo l’inizio della lettera ai Colossesi; a chi indirizzata? “Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, ai santi e fedeli fratelli in Cristo dimoranti in Colossi grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro”. Dimoranti in Colossi.

E la prima beatificazione? Non sarà che ci siamo scordati che avvenne all’aria aperta senza cerimoniali  – sul monte o in pianura poco importa – beatificati uomini  e donne in carne e ossa, i piedi per terra, ma come accesi in viso dall’orizzonte che disegnava ai loro occhi quel rabbi inimmaginabile di Nazaret. Aveva iniziato così e guardava loro: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra”  e avanti così… E guardava loro. Li faceva beati.

Era come se Gesù avesse occhi per ogni ritaglio di vita, per ogni circostanza, per ogni sentimento, per ogni gesto e dicesse che la beatitudine fa casa lì e non chissà dove.  Fate passare le beatitudini non si parla di estasi né di miracoli, paradossalmente – e non certo per escluderle – né di preghiere o digiuni: nell’elenco fa capolino da ogni dove la piccolezza. Fin dal principio: ”Beati i poveri in spirito”, cioè quelli che si sentono piccoli davanti a Dio e mettono in lui la loro forza e la loro fiducia. Poi nelle parole del monte è un susseguirsi di ritagli di umanità sorpresa nella sua disarmante normalità: il pianto, la mitezza, la sete e fame di giustizia, la limpidezza del cuore, la costruzione della pace, la persecuzione per passione di giustizia e di vangelo. Squarci, per dire l’attenzione di Dio alla vita, in particolare nella sua piccolezza e fragilità.

Scrive il cardinale José Tolentino Mendonça:  “La santità è anonima e senza clamore. La santità non è eroica: si esprime nel piccolo, nel quotidiano, nell’abituale. Il peccato è la banalità del male. La santità è la normalità del bene”.

Sotto la suggestione di queste parole che nascono dal vangelo e ci riportano al vangelo, quest’anno – ve lo devo confidare – mi si è affacciato, in una delle mie solite evasioni, un pensiero riguardo alle reliquie. E ho pensato che, se la santità è la normalità del bene, di reliquie di santi ne abbiamo colme le case e le strade. Reliquia significa ciò che rimane, e dunque ciò che rimane di una vita che aveva dentro il soffio di Dio. Sono arrivato fantasticando a pensare che potresti oggi accendere un lume – come a reliquia – a una foto, ma anche a chissà quante piccole cose che ebbero lo sguardo e la la cura dei santi della normalità o accendere lumi a crocicchi di strade dove sono accaduti i gesti che non vanno sui giornali o sugli schermi perché ritenuti normali, comuni. Di più vorrei dirvi che reliquie – e quanto preziose – sono dentro di noi e un lume andrebbe acceso, se ne fossimo coscienti, in noi, perché – poco lo ricordiamo – noi siamo impastati come pane di quelli che abbiamo incontrato, di quelli con cui abbiamo vissuto. Accendi un lume dentro. A un volto. A quanti volti! E, all’in principio di tutto, al soffio di Dio, che ne è la fonte.

Vorrei lasciarvi quest’anno con le parole di un mio amico, Marco Campedelli, prete e poeta e anche burattinaio: ritraduce, ma con parole bellissime, ciò che ho cercato oggi di dire. Eccole: “Siate santi come io, il Signore sono santo: così dice il Dio della Bibbia al suo popolo. La santità di Dio non è nel suo essere separato dal mondo, inaccessibile, un dio aristocratico chiuso nella sua torre d’avorio. Dio rivela la sua santità esponendosi al mondo. Il Dio santo è colui che ascolta il pianto del suo popolo, il Dio che asciuga le lacrime, E’ il Dio che apre spazi di libertà in mezzo ai deserti, che apre le acque. Il Dio santo è il Dio che libera.  E’ bello pensare a questo Dio che crea il mondo pieno di bellezza e di santità. Questa santità diffusa negli alberi e nelle stelle. Un mondo santo perché pieno delle sue impronte, del suo gesto originario d’amore. Ed è bello pensare all’umanità uscita dalle sue mani che ha il colore dei suoi occhi, il timbro della sua voce, questa umanità che ha la stessa pelle di Dio.  Santità è vivere la propria umanità, viverla fino in fondo, raccogliere sul fondo della nostra vita tutte le briciole della santità di Dio. Santo è chi come Dio sa ascoltare, sa asciugare le lacrime, santo è chi apre strade di pace, chi sente sulla propria pelle ogni ferita inferta al creato, all’umanità.  La santità non è esclusiva di una religione, in tutte le religioni si manifesta la santità di Dio. La santità non è nemmeno una esclusiva del sentire religioso, c’è anche una santità laica, che si esprime in una vita donata, aperta alla speranza. Santità per noi è diventare il Vangelo che ogni domenica raccontiamo”.

Letture

LETTURA Ap 7, 2-4. 9-14

Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Nel giorno del Signore, io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

Commento al filmato: le note possenti dell’organo della “Toccata” da “Dorische Toccata & Fuge” di Bach, raccontano con grande maestà e potenza espressiva la visione di san Giovanni Apostolo con tutti gli angeli attorno al trono e gli anziani e i quattro esseri viventi, inchinati con la faccia a terra davanti al trono e che adorano Dio dicendo:

«Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli.

SALMO Sal 88 (89)

Benedetto il Signore in eterno.

Canterò in eterno l’amore del Signore,

di generazione in generazione

farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà.

I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,

la tua fedeltà nell’assemblea dei santi. R

Dio è tremendo nel consiglio dei santi,

grande e terribile tra quanti lo circondano.

Chi è come te, Signore, Dio degli eserciti?

Potente Signore, la tua fedeltà ti circonda. R

Tuoi sono i cieli, tua è la terra,

tu hai fondato il mondo e quanto contiene;

Beato il popolo che ti sa acclamare:

camminerà, Signore, alla luce del tuo volto. R

Commento al filmato: sono affascinanti le Armonie generate dalle note calde, profonde del Violoncello solista e da quelle più brillanti, limpide del Violino e degli Archi in questo splendido “Allegro” dal Concerto in Fa M di Vivaldi – ne risulta un racconto appassionato, solenne del Salmo 89/88, che canta: «Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto.»

EPISTOLA Rm 8, 28-39

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati. Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello». Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

Commento al filmato: il tranquillo, sereno “Larghetto” dal Concerto in Si b Magg di Händel ci fa vivere con armonie dolcissime questo insegnamento dell’Apostolo ai cristiani di Roma:

«Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.»

VANGELO Mt 5, 1-12a

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Commento al filmato: la Fuga di Bach in Fa min dal “Clavicembalo ben temperato”, tradotta per Quartetto d’Archi, con le armonie struggenti del dialogo fra i quattro strumenti, ci fa vivere con grande emozione il discorso delle Beatitudini:

«Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.»

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