14 Aprile 2024 3a Domenica di Pasqua Omelia di don Angelo
Due notti, la dimora e il catino
Terza domenica di Pasqua
14 aprile 2024
omelia di don Angelo
Due notti: la notte in carcere di Paolo e Sila, in una città della Macedonia; la notte di Gesù e i suoi discepoli, nella stanza al piano superiore, a Gerusalemme, poi fu cattura. Sempre notte, quando, al riverbero di lanterne, sono visi e occhi a sgusciare dal buio; e pensieri e gesti sembrano accendersi di emozione.
Gesù – lui un Rabbi che sorprendeva persino nelle ombre ciò che passava nel cuore – in quella cena addio, aveva avvistato turbamento negli occhi dei discepoli, li aveva visti come smarriti. Disse loro: “Non sia turbato il vostro cuore”. E come poteva non esserlo, se il primo ad avere un cuore turbato era proprio lui? E Giovanni lo annota pochi versetti prima:” Dette queste cose, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: “In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”. Notte di tradimento e anche di rinnegamento. Aveva appena detto a Pietro: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte”.
E come non essere turbati? Tutto sembrava sgretolarsi. Risucchiata, come in un vortice, l’avventura vissuta con quell’incredibile Maestro, prendeva forma ora nei discepoli l’ombra inquietante del distacco. E Gesù, con l’intento di lenire il turbamento, risponde con un’immagine, paradossalmente opposta a quella del distacco, l’immagine della “dimora”: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore …verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”. Dimore nel futuro. Ma qui, adesso, nel frattempo? Il problema del frattempo. Ebbene, pochi versetti e Gesù evoca un’altra dimora, la dimora nel frattempo: “Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui”. E’ bellissimo: l’amore costruisce dimore nel frattempo, nel tempo in cui non ci si vede. Ognuno di voi sa come queste non siano parole al vento, toccano la carne, la vita: quando vuoi bene a una persona, quella fa dimora dentro di te. Così Gesù. E non è un dimorare pallido, è sorgente di pensieri, di fiducia, di gesti, di consolazione. Così la dimora di Dio in noi.
Ma ora un breve cenno alle parole di Gesù in riposta a Filippo che gli chiede di mostrare il Padre. Gesù risponde: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre”. Non mi hai conosciuto? Eppure pochi minuti prima aveva svelato con un gesto inequivocabile chi era lui, il Signore e Maestro: si era cinto ai fianchi un asciugatoio, aveva preso un catino e nell’acqua aveva lavatoi piedi dei discepoli. Non l’avevano ancora conosciuto? Questo il suo segno di riconoscimento: riconosciuto come colui che solleva le stanchezze dell’umanità; e sono tante! E così – disse – sarebbero stati riconosciuti i suoi discepoli, come quelli del catino, questo il segno di riconoscimento: ”Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri »”.
Il Rabbi che ci lava i piedi. Così l’ho conosciuto. E così lo scoprirò quando arriverò a lui:
Deporrai la veste
cingerai l’asciugamano
ti chinerai nell’acqua
a lavare piedi
sporchi di sabbie e di strade.
E io vedrò i tuoi occhi
nell’acqua di un catino.
Così mi si apre una connessione, un azzardo di connessione, con la notte raccontata negli Atti degli apostoli. Qualcuno può rimanere preso dalla spettacolarità del miracolo: il terremoto che scardina il carcere. Io, molto più – lo confesso – preso, affascinato, dal clima di tenerezza che traspira dalla casa del carceriere. Paolo e Sila rinchiusi in un carcere nella notte, ceppi ai piedi, pregano; poi il terremoto che apre un varco; poi il carceriere turbato dalla previsione di punizioni dall’alto. E dal buio sgusciano chiarori di tenerezze. Paolo rincuora il carceriere. E lui, il carceriere? Ecco il gesto cui aveva invitato Gesù: lui, “discepolo prima del tempo” – sentite la bellezza – “li prese con sé, a quell’ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio“.
Lavò le piaghe, fu battezzato, pensate l’immediatezza. E pensate la tortuosità e le lungaggini di certe nostre procedure per il battesimo degli adulti. Dal catino al battesimo.
Una cara amica prima di Pasqua mi ha fatto dono di questa preghiera, sono parole di una “mistica della strada” del nostro tempo, Madeleine Delbrêl:
Se dovessi scegliere
una reliquia della tua Passione,
prenderei proprio quel catino
colmo d’acqua sporca.
Girerei il mondo con quel recipiente
ad ogni piede cingermi l’asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre il polpaccio
per non distinguere i nemici dagli amici,
e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo,
del drogato, del carcerato, dell’omicida.
di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego.
In silenzio…
finché tutti abbiano capito,
nel mio, il Tuo amore.
Dimora e catino.
Le Letture
LETTURA At 16, 22-34
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. La folla insorse contro Paolo e Sila e i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella parte più interna del carcere e assicurò i loro piedi ai ceppi. Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e, vedendo aperte le porte del carcere, tirò fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quello allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando cadde ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che cosa devo fare per essere salvato?». Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E proclamarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese con sé, a quell’ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
Commento al filmato: la grande carica drammatica di questo “Allegro” dal Concerto in Re di Vivaldi, con le note veementi del violino solista e dell’Orchestra, esprime con una luce sfolgorante tutta la grandiosità della “Mano Potente”di Dio dei Segni che accompagnano i primi passi della vita della Chiesa:
«Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti.»
SALMO Sal 97 (98)
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R
Commento al filmato: la spettacolare bellezza del “Giudizio Universale”, del “Giudizio Finale” e dalla “Incoronazione della Vergine” di Beato Angelico, insieme alle note esultanti del Corno con l’Orchestra del Concerto di Mozart, ci fanno vivere con il Salmista il suo canto di lode:
«Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo.»
EPISTOLA Col 1, 24-29
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi
Fratelli, io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.
Commento al filmato: è emozionante questo “Presto” della Sonata in La min di Mozart, le note infuocate del Pianoforte esprimono tutta la passione con cui san Paolo trasmette ai cristiani di Colossi la sua testimonianza:
«È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.»
VANGELO Gv 14, 1-11a
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me».
Commento al filmato: lo splendido “Menuetto-Trio”dal “Divertimento” in Re Magg. di Mozart, con le note maestose, ritmate degli Archi e dei Fiati, illumina di vivida luce le parole accorate di Gesù che avvia i Suoi discepoli alla missione di evangelizzazione che li attende:
«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».