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18 Agosto 2024 13a Domenica dopo Pentecoste Omelia di don Angelo

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18 Agosto 2024 13a Domenica dopo Pentecoste Omelia di don Angelo

All’ombra stupita dei gelsi

Tredicesima domenica dopo Pentecoste

18 agosto 2024

omelia di don Angelo

Ancora sorprese nei testi che oggi leggiamo. Sono arrivato a pensare che qualora leggessi e non mi toccasse sorpresa, segno sarebbe che sono assopito e in urgenza di risveglio.

Oggi dalle pagine escono due figure, una ha un nome famoso Ciro, nome di imperatore persiano; l’altra non ha nome, è un centurione e la fama quel giorno gliele diede Gesù. E fama gli arriverà finché uno leggerà i vangeli

Hanno in comune di non essere del popolo di Israele, ma di avere sorprendentemente preso a cuore la costruzione di luoghi sacri a quel popolo. Ciro, re persiano dice: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”. Del centurione romano, che chiedeva grazia per un suo servo, alcuni anziani dei Giudei dicono a Gesù per indurlo: “Egli merita che tu gli conceda quello che chiede perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga”.

Lascio la lettura del primo Testamento non senza aver sottolineato questa sorprendente consonanza, e vado a spigolature dal vangelo di Luca.

E vorrei innanzitutto annotare una connessione: Gesù entra in Cafarnao, da dove viene? Luca scrive: “Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao”. Veniva da una predicazione, importante, discorso programmatico: per Matteo il discorso della montagna, per Luca il discorso della pianura. Per Matteo parole rivolte ai discepoli, per Luca parole non esclusive, non solo per appartenenti alla cerchia. Scrive: “Si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie”.

Ebbene dopo le luminose imperdibili parole, Gesù entrò in Cafarnao. E c’è un particolare che mi intriga: che il discorso della pianura termina evocando un costruire sapiente e un costruire dissennato, la casa sulla roccia che sfida maremoti e vento, la casa sulla terra senza fondamento con destino di crollo. E la differenza non sta nell’aver ascoltato le parole, se pur quelle luminose della pianura, ma nell’averle messe in pratica: “Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?”.

Aveva anche detto che un albero, se è buono o cattivo, lo vedi dai frutti. Il rabbi di Nazaret apriva orizzonti, aggiungendo: “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male”. Non bastano dunque le parole, non bastano le etichette. L’uomo buono! L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene. La differenza la fa il buon tesoro del cuore: puoi essere persiano, o romano o di chissà quale fede o non fede.

Mi si è affacciata una domanda: voi pensate che a indurre Gesù a portare salvezza da lontano al servo del centurione sia stato l’accenno all’apporto del centurione alla costruzione della sinagoga? Gesù ama senza condizioni. Ed è bellissimo: arriva anche da lontano, perché una parola, se è abitata dall’amore e non da un calcolo, ti tocca e ti risana anche da lontano. Quante parole rimangono a mezza strada. E mi farebbe bene chiedermi quali, e perché. Perché alcune da un metro non ti toccano, mentre altre attraversano oceani e risanano. Che c’entri il tesoro del cuore? E allora lasciate che, dopo aver ricordato questa meraviglia delle meraviglie, pura grazia, che è la parola di Gesù, mi soffermi sul centurione senza nome.

E vi dirò che a colpirmi nelle primissime parole del racconto è un piccolo cenno che Luca fa, direi, al buon tesoro del cuore del centurione. Luca scrive: “Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro”.  Aria aperta. Voi mi capite, in primo piano non i gradi, ma i sentimenti: “L’aveva molto caro”. Non era solo scomodarsi per un dipendente. Era un affare di cuore.

E  in successione di sorprese, notizie buone ancora dal centurione: nessuna aria di superiorità, non se la tira per il fatto di essere centurione, anzi mette in luce la indegnità: “Non sono degno”. Aria aperta.

E poi arriva Gesù con quelle sue parole che scandalizzano quelli della cerchia, ma fanno l’estasi dei sognatori: “Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!»”. Aria aperta. Spalancava porte, apriva finestre, scoperchiava tetti.

Penso all’arte di ritrovare la fede grande fuori dai territori abituali circoscritti, l’arte di Gesù. Che ora tocca a noi.

Vi lascio, perdonatemi, con un piccolo racconto. Mesi fa fuori dal bar di Armani, qui vicino dove sbuca la metropolitana, io e una mia amica. L’addetto sulla porta si dice dispiaciuto: all’interno hanno un evento, non possono offrire degustazioni. “Lui ci ritornerà” dice l’amica “abita in via Montenapoleone”. “Sì” replico io “ma non sono un vip, sono un prete, un semplice prete”.  E ci si racconta. Lui del Kashmir, in Italia da anni e ora in attesa di ricongiungersi con la moglie. Ci facciamo dire della sua terra e sogniamo. Lui di tanto in tanto interrompe il racconto e ci dice: “Pregate, pregate per me”. E sgusciano immagini: valli di ininterrotto stupore, foreste e laghi a specchio di cieli, monti innevati, l’immensità. “E  noi” – diceva – “siamo piccoli, ma Dio immenso ci avvolge della sua benevolenza. E dovremmo portarci rispetto”. Di tanto in tanto si interrompeva e diceva, pelle scura, occhi chiari: “Pregate per me”. La cronaca della sua vita come sposata all’immenso. Una spiritualità a cui incantarsi, poco fuori del bar. E, a ritorno, le parole di Gesù: “Non ho trovato una fede così grande…”.

Per un attimo ci sembrò che pure i gelsi, che regalavano ombra generosa alla piccola piazza, fossero rimasti, fiato sospeso, ad ascoltare il racconto. Aria aperta.

Le Letture

LETTURA 2 Cr 36, 17c-23

Lettura del secondo libro delle Cronache

In quei giorni. Il Signore consegnò ogni cosa nelle mani del re dei Caldei. Quegli portò a Babilonia tutti gli oggetti del tempio di Dio, grandi e piccoli, i tesori del tempio del Signore e i tesori del re e dei suoi ufficiali. Quindi incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi. Il re deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremia: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni». Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

Commento al filmato: le note maestose, struggenti dell’Organo nello stupendo brano di Bach “Sei Gegruset, Jesu gutig” cantano lo strazio del popolo di Israele punito da Dio per la sua infedeltà per mezzo del re dei Caldei:

Quindi incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi. Il re deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi

Nelle seconda parte della Lettura, le note gioiose esultanti del Violino nella Sonata in La “Preludio a Capriccio” di Vivaldi cantano la Fedeltà del Signore che “incarica” Ciro il Grande di liberare Israele e ricostruire Gerusalemme e il suo Tempio:

«Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

SALMO Sal 105 (106)

Renderò grazie, Signore, al tuo santo nome.

Molte volte li aveva liberati,

eppure si ostinarono nei loro progetti

e furono abbattuti per le loro colpe;

ma egli vide la loro angustia,

quando udì il loro grido. R

Si ricordò della sua alleanza con loro

e si mosse a compassione, per il suo grande amore.

Li affidò alla misericordia

di quelli che li avevano deportati. R

Salvaci, Signore Dio nostro,

radunaci dalle genti,

perché ringraziamo il tuo nome santo:

lodarti sarà la nostra gloria. R

Commento al filmato: nello spettacolare “Allegro” del Concerto in Mi b Magg. “La Tempesta di Mare” di Vivaldi, Violino e Orchestra dialogano con toni impetuosi per cantare l’Ira del Signore verso l’infedeltà del Suo Popolo; le armonie sono “terribili”, ma il responsoriale “Salvaci, Signore, nostro Dio” offre un segno di speranza della Riconciliazione e del Perdono di Dio:

Salvaci, Signore Dio nostro.
Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre.

EPISTOLA Rm 10, 16-20

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?». Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt’altro: «Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino agli estremi confini del mondo le loro parole». E dico ancora: forse Israele non ha compreso? Per primo Mosè dice: «Io vi renderò gelosi di una nazione che nazione non è; susciterò il vostro sdegno contro una nazione senza intelligenza». Isaia poi arriva fino a dire: «Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me».

Commento al filmato: sono note solenni, esultanti queste della stupenda “German Dances, KV 571: 3: C Major” di Mozart che cantano con toni entusiasmanti la profezia di Isaia che preconizza la venuta di Gesù a un popolo che, pur essendo in Sua attesa, poi non lo avrebbe accolto:

«Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me».

VANGELO Lc 7, 1b-10

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Commento al filmato: è un prodigioso inno alla Fede questo brano del Vangelo:

«Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!».

Le note spumeggianti, esultanti, della spettacolare “Contredanses, KV 267: 1: G Major” di Mozart ne fanno un canto appassionato

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