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19 Gennaio 2025 2a Domenica dopo l’Epifania Omelia di don Angelo

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19 Gennaio 2025 2a Domenica dopo l’Epifania Omelia di don Angelo

Rendimi fedele, Signore, a questo briciolo di allegria

Seconda domenica dopo l’Epifania

19  gennaio 2025

omelia di don Angelo

Non finirà mai di stupirmi la chiusa di questo racconto, la notazione incredibile di Giovanni: “Questo fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”.  

A creare sconcerto sono molti dettagli di questo “segno”. il segno infatti  – voi me lo insegnate – diventa proprio tale perché è una fessura da cui puoi intravvedere. Nel nostro caso da cui  intravvedere Gesù, la sua verità, il suo vero volto. E lasciate allora che inizi con una suggestione che ad alcuni può sembrare irriverente: il vino fu l’inizio dei segni, e forse nemmeno lui sognava di cominciare così, tant’è che un po’resiste alla madre. E mi sembra un insegnamento prezioso, quasi  un invito a non lasciarci rinchiudere dalla programmazione, come se non potessimo uscire da quanto abbiamo immaginato e non  potessimo avere cuore e attenzione se non per ciò che in  anticipo abbiamo prestabilito. Un invito, al contrario, a lasciarci deviare per l’insorgere dall’impensato, dell’imprevisto, dell’inatteso. Chissà se Gesù, prima di quel giorno a Cana, si sarà chiesto dove, come, quando, con che cosa, avrebbe potuto dare inizio alla sua missione: sino ad allora infatti si era limitato a chiamare al suo seguito discepoli.  

Ebbene in questa nostra stagione in cui sembra avere un dominio incontrastato il potere della finanza, dei mezzi di comunicazione, della tecnologia, mi affascina la libertà di Gesù nel dare inizio ai segni in Cana di Galilea, un paese minimo e sconosciuto, nel frastuono di un banchetto di nozze, con il vino.

E non sarà anche un invito a uno sguardo più libero, quello di Maria, attento, sensibile a ciò che accade in piccolo, nel vissuto quotidiano, ma non per forzatura, quasi per una estensione di anima: accorgersi e prendersi cura. Gesù in un primo tempo sembra resistere: “Donna, non è ancora giunta la mia ora”. Quasi volesse ritardare l’ora dello svelamento, che gli avrebbe procurato opposizione, cattura e croce. Ma la madre sapeva con chi aveva a che fare, con un figlio che avrebbe fatto di tutto pur di togliere dall’imbarazzo quegli sposi, pur di salvare la bellezza di una festa, perché Dio è per la bellezza della festa: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.

 Ed era il vino che era venuto a mancare. Si sprecò per il vino. Che non è lo strettamente necessario. Penso a noi che, al contrario, non ci lasciamo inquietare le coscienze da quelli che non hanno nemmeno lo stretto necessario o ci permettiamo di dire, con malaugurata disinvoltura: “Che cosa vogliono di più?”, quando vorrebbero semplicemente una vita che sia degna di essere detta vita.

E perché la vita sia degna di essere detta vita non dovrebbe permettere anche a noi, fuori dall’ossessivo turbinio del correre, gli spazi della festa, dell’incontro con Dio, con Gesù il vino nuovo da mettere in otri nuovi, gli spazi della meditazione e quelli della spensieratezza, il brillare dei volti nell’allegria, la poeticità – permette che la chiami così –  la poeticità della vita, il vino? Senza il quale diventano di una tristezza mortale  le sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, imponenti, ma vuote. E non è il nostro rischio: imponenti, ma vuoti, gelidi?

Guardo le anfore e mi ritorna la promessa, una promessa che mi risolleva a fiducia; è nel rotolo del profeta Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26-27).

Mi piace anche pensare che il primo segno di Gesù sia fatto di collaborazioni. Anche in futuro  chiederà collaborazioni: tutti ricordiamo quella del ragazzo dei cinque pani d’orzo e due pesci sul prato del monte, dove ad essere sfamati furono in cinquemila. Il segno di Cana – pensate, il primo – nasce dalla intuizione di una donna, Maria, la madre di Gesù e accade con la collaborazione dei servi: “riempirono fino sll’orlo le anfore, le portarono a chi dirigeva il banchetto”. Solo loro, con Maria e i discepoli, a cogliere il segno. Se ti limiti a proclamare, come fa colui che dirige il banchetto, ti meriti tutta l’ironia dell’evangelista Giovanni, il tuo è un parlare a vuoto.

E dunque porta l’acqua per la festa del mondo, porta ogni giorno la tua acqua. Sai quanta è preziosa l’acqua. Quanto sei preziosa, quanto sei prezioso, tu. Quanto siamo preziosi tutti. L’acqua che si fa vino nelle mani di Dio.

Chiedi, chiediamo di essere fedeli. Lo vorrei chiedere con voi, con questa preghiera, che mi è molto cara, di Sr. Marie-Pierre di Chambrand:

 

Rendimi fedele, Signore,

a questo filo di speranza

e a questo minimo di luce

sufficienti per cercare.

 

Rendimi fedele, Signore,

a questo vino del tuo calice

e a questo pane quotidiano

sufficienti per campare.

 

Rendimi fedele, Signore,

a questo briciolo di allegria

e a questo assaggio di felicità

sufficienti per cantare.

 

Rendimi fedele, Signore,

 al tuo  Nome sulle labbra,

a questo grido della fede

sufficienti per vegliare.

 

Rendimi fedele, Signore,

all’accoglienza del tuo Soffio,

a questo dono senza ritorno,

sufficienti per amare.

Letture 

LETTURA Est 5, 1-1c. 2-5

Lettura del libro di Ester

Il terzo giorno, quando ebbe finito di pregare, Ester si tolse gli abiti servili e si rivestì di quelli sontuosi. Fattasi splendida, invocò quel Dio che su tutti veglia e tutti salva, e prese con sé due ancelle. Su di una si appoggiava con apparente mollezza, mentre l’altra la seguiva sollevando il manto di lei. Era rosea nel fiore della sua bellezza: il suo viso era lieto, come ispirato a benevolenza, ma il suo cuore era oppresso dalla paura. Attraversate tutte le porte, si fermò davanti al re. Egli stava seduto sul suo trono regale e rivestiva i suoi ornamenti ufficiali: era tutto splendente di oro e di pietre preziose e aveva un aspetto che incuteva paura. Alzato lo scettro d’oro, lo posò sul collo di lei, la baciò e le disse: «Parlami!». Gli disse: «Ti ho visto, signore, come un angelo di Dio e il mio cuore è rimasto sconvolto per timore della tua gloria: tu sei ammirevole, signore, e il tuo volto è pieno d’incanto». Mentre parlava, cadde svenuta; il re si turbò e tutti i suoi servi cercavano di rincuorarla. Allora il re le disse: «Che cosa vuoi, Ester, e qual è la tua richiesta? Fosse pure metà del mio regno, sarà tua». Ester rispose: «Oggi è un giorno speciale per me: se così piace al re, venga egli con Amàn al banchetto che oggi io darò». Disse il re: «Fate venire presto Amàn, per compiere quello che Ester ha detto». E ambedue vennero al banchetto di cui aveva parlato Ester.

Commento al filmato:le note intense appassionate del Pianoforte e del Clavicembalo nell’Allegro della Sonata in Do di Mozart, raccontano con armonie di affascinante bellezza l’incontro di Ester, regina del popolo di Israele in esilio, con il re Assuero; l’angoscia pervade il cuore della regina che però, dopo giorni di preghiera e digiuno trova il coraggio di intercedere per il suo Popolo minacciato da Aman:

«Il terzo giorno, quando ebbe finito di pregare, Ester si tolse gli abiti servili e si rivestì di quelli sontuosi. Fattasi splendida, invocò quel Dio che su tutti veglia e tutti salva, e prese con sé due ancelle. Su di una si appoggiava con apparente mollezza, mentre l’altra la seguiva sollevando il manto di lei.»

 

SALMO Sal 44 (45)

 

Intercede la regina, adorna di bellezza.

 

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:

dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;

il re è invaghito della tua bellezza.

È lui il tuo signore: rendigli omaggio. R

 

Entra la figlia del re: è tutta splendore,

tessuto d’oro è il suo vestito.

È condotta al re in broccati preziosi;

dietro a lei le vergini, sue compagne,

a te sono presentate. R

 

Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;

li farai prìncipi di tutta la terra.

Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni,

così i popoli ti loderanno in eterno, per sempre. R

Commento al filmato:Le note maestose, appassionate e, a tratti dolcissime, dell’Organo nello stupefacente “Allegro” del Concerto in La min di Bach trascritto da “l’Estro Armonico” di Vivaldi, cantano con toni esultanti:

Entra la figlia del re: è tutta splendore,

tessuto d’oro è il suo vestito.

È condotta al re in broccati preziosi;

Illuminano di una luce sfolgorante questo Salmo, le spettacolari immagini del “Cristo Gudizio finale” di Giotto, “Incoronazione di Maria” “Incoronazione della Vergine” di Beato Angelico

 

EPISTOLA Ef 1, 3-14

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.

Commento al filmato:un’altro brano spettacolare, in questo “Scherzo” della Sonata in Fa min di Brahms, le note ritmate del Pianoforte, ora impetuose, ora dolcissime, cantano con toni appassionati il discorso di san Paolo agli efesini:

«In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.»

danno una luce straordinaria a questo canto le stupende immagini del “Salvator mundi” di Antonello da Messina e di Previtali, il “Sangue di Cristo” di Bernini e “Pentecoste” di Orcagna.

 

VANGELO Gv 2, 1-11

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Commento al filmato: è splendido questo “Allegro poco” del Concerto in Mi min di Vivaldi, il suono festoso dell’Orchestra insieme alle note spumeggianti del Fagotto, illuminano di luce sfolgorante la scena di questo primo “Segno” di Gesù:

«Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.»

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