2 Giugno 2024 Corpo e Sangue del Signore Omelia di don Angelo
Fin dove spinge un’alleanza
Corpo e Sangue del Signore
2 giugno 2024
omelia di don Angelo
In alcuni di noi, i più anziani, questa festa è rimasta con il sapore del nome latino, “Corpus Domini” e forse ancora accende colore di processioni, soprattutto per strade o tra campi, un baldacchino, ceri incenso, un parroco che regge solennemente l’ostensorio, in custodia il pane consacrato. “Corpus Domini”. Poi ci siamo accorti che il nome cancellava uno dei segni dell’eucaristia e oggi diciamo “Solennità del Corpo e del Sangue del Signore”.
Non so se l’impallidirsi del richiamo al sangue fu anche per via del fatto che la comunione si finì per darla nella sola modalità del pane – che poi più non ha figura di pane – a differenza di quanto avvenne nell’ultima Cena: “Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti”. Oggi abbiamo riunito – ma forse solo nella nominazione della festa – ciò che avevamo diviso.
Ebbene al simbolo del sangue cha ha subito una sorta di scolorimento vorrei dedicare qualche frammento di pensiero, oggi che le letture sembrano con insistenza evocarlo.
“Questo è il mio sangue dell’alleanza”: sangue e alleanza fanno legatura.
La legatura viene da lontano. Il brano dell’Esodo oggi raccontava ciò che accadde alle falde del monte. E sto al simbolo, perché – vi confesso – l’immagine di tanti giovenchi sgozzati mi fa star male. Sfuggo, vado al simbolo: lo stesso sangue nei catini e sull’altare, metà e metà, per dire che un medesimo sangue univa Dio e il popolo, un vincolo di reciproca fedeltà, un’alleanza. Poi l’alleanza, quella scritta sulla pietra, venne più volte strappata da parte dell’umanità. Si può rinnegare l’alleanza del sangue. Se ben pensate, quella tra uomo e uomo, stesso sangue, fu strappata nell’in principio? “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo”: così Dio a Caino. Pensate che urla di sangue battano al cielo in questi giorni. L’alleanza. E Dio nel tempo sembrò minacciare rottura. Ma poi tornava indietro, “si convertiva”, è scritto. Non ce la fa: noi siamo, rimaniamo del suo sangue.
Di alleanza in alleanza, tra strappi e ricucimenti. Ma fin dove, ci chiediamo, fin dove può essere spinta un’alleanza? Fin dove? Ed ecco il racconto di Marco che inizia con una ricerca di un dove, il dove dell’alleanza: “Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?”.Anche noi questa mattina con questa domanda in cuore. Il dove allora fu al piano superiore, in una grande sala arredata. Oggi è qui, piano terra, in questa grande sala che dà ospitalità all’accadere dell’alleanza.
I discepoli entrano con Gesù. E nel corso della cena assisteranno – e chi avrebbe potuto immaginarlo? – a un gesto profetico, ascolteranno parole, che per noi sono diventate quasi abituali, per loro, i primi, erano impensabili, fuori, fuori da ogni immaginazione: portavano l’alleanza in quel pane e in quel vino, portavano tutto lì, corpo e sangue del loro Maestro. Come qui questa mattina, in quel poco che diventa immenso. Pane e vino diventano luogo dove trovarlo. Così come gli “ultimi”: dalle parole del Maestro erano stati segnalati come un suo luogo, un luogo dove trovarlo: “Quello che avete fatto a uno di questi piccoli l’avete fatto a me”.” Hai ospitato il forestiero, hai ospitato lui. Luoghi dove trovarlo.
L’Eucaristia dunque racconta. Racconta e rinnova un’alleanza sino al sangue: “Il mio sangue dell’alleanza”. Voi mi capite, “il mio” dice Gesù. L’ora della croce è alle porte. Le alleanze sono tradite dal versare sangue altrui, nascono dal versare il proprio sangue, dal donare il proprio sangue, cioè dal donare vita.
E nel sangue di Gesù è scritta la moltitudine: “Versato per molti”, per la moltitudine. Non restringere le alleanze, allargale; non restringere l’amore, allargalo.
Fin dove? E qui viene alla luce l’inimmaginabile. Che purtroppo è stato velato da un taglio del racconto. Quelle che abbiamo ascoltato non furono le prime parole di Gesù mentre mangiavano. Vennero subito dopo altre, dopo quelle che annunciavano il tradimento. Eccole, sta scritto: “Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: “In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà”. Come si può? Questo è Dio: non ci sono confini alla tenerezza, alla passione, all’amore. Nemmeno il tradimento.
Non rinnegherà, pensate, l’alleanza nemmeno al bacio del traditore. Scrive Matteo: “Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!»”. Così disse: “amico” e non aveva mai detto parole tanto per dirle. Ecco, il suo sangue era di un amore così. Anche Giuda – il nostro fratello Giuda –, dentro. Anche dopo un bacio di tradimento.
Ecco l’alleanza che qui celebriamo e riviviamo. Adoriamo il mistero. Al cuore le parole nel libro di Isaia: “Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?”.
E ci sentiamo interpellati. L’immagine del sangue, che si è caricata nel tempo di ombre e di orrori, sino a far paura quasi ad evocarla, riprende il suo colore, il colore della vita: il sangue che ci fa vivi, il sangue che donato fa vivere altri. Donato in mille modi, la vita donata in mille modi.
Quasi sentissimo il richiamo a mettere nelle nostre vene il suo sangue, il sangue di Gesù, noi che a volte abbiamo la sensazione di un vivere esangue, senza passione, impalliditi.
Le Letture
LETTURA Es 24, 3-8
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».
Commento al filmato: l’esuberante sonorità della Tromba nell’Allegrodal Concerto in Si b Magg. di Vivaldi, ci trasporta dentro questo solenne episodio della storia di Israele – Mosè fa giurare al Popolo la fedeltà al patto di Alleanza con Dio: Dissero:
«Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».
SALMO Sal 115 (116)
Tu ci disseti, Signore, al calice della gioia.
Oppure Alleluia, alleluia, alleluia.
Che cosa renderò al Signore
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore. R
Agli occhi del Signore
è preziosa la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene. R
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo. R
Commento al filmato: è di straordinaria bellezza l’emozionante dialogo del Violino con il Pianoforte nell’Andante della Sonata in La di Gabriel Fauré, le loro note dolcissime, adoranti, cantano questo stupendo Inno di Ringraziamento e di Lode tratto dal salmo 115 riprodotto interamente:
«Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.»
EPISTOLA Eb 9, 11-15
Lettera agli Ebrei
Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.
Commento al filmato: è di una bellezza emozionante questa “Sarabande” dalla “Partita” in Mi min di Bach, le note del Pianoforte cantano con armonie di profonda religiosità l’annuncio di san Paolo agli Ebrei:
«Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione.»
VANGELO Mc 14, 12-16. 22-26
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero al Signore Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». nuovo Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Commento al filmato: è emozionante la bellezza del “Largo”dal Concerto in Mi di Vivaldi, il canto del Violino con l’Orchestra, descrive con Armonie affascinanti, profondamente religiose, le Parole di Gesù che, nell’Ultima Cena, istituisce l’Eucarestia: «Prendete, questo è il mio corpo»…. «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».