2023-12-24 Messa domenicale prenatalizia – Omelia di don Angelo
Tu fai parte, fa’ la tua parte
Messa domenicale prenatalizia
24 dicembre 2023
omelia di don Angelo
Suggestivo oggi, ma anche appassionato, l’inizio del piccolo brano di Isaia che fa dire a Dio: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada”.
Noi oggi – anche oggi – a pregarlo di non tacere e di non darsi riposo, perché abitiamo una terra dove ancora non è sorta la giustizia, e la salvezza non risplende come lampada : ”Non tacere Signore, non darti riposo”.
Poi mi prende un pensiero che non sia Dio a tacere, che non sia lui a darsi riposo. Siamo noi a non ascoltare il Dio che non si dà pace, che ci interroga come un giorno interrogò Caino: “Dov’è tuo fratello?” E subito aggiunse – ecco la traduzione letterale –: “Voce dei sangui di tuo fratello sono gridanti verso di me dal suolo”. Noi ascoltiamo la voce dei sangui?
Sconfino, il sangue di suo ha voce di luce, di vita. “Donare il sangue” è donare vita. E così, ecco, mi si accendono le parole della genealogia di Gesù, che a noi possono apparire come un arido cantilenare di nomi, ma per coloro che le ascoltavano, nella comunità di Matteo, erano storie; e a legarli un verbo bellissimo “generare”, che ha il colore di un sangue che trasmette vita. Un battere e ribattere del verbo: “generò….generò… generò…”. Puntini all’infinito. E, dentro questo fluire silenzioso prezioso di sangue, il sangue di Gesù: il flusso risale ad Abramo nella genealogia di Matteo, ad Adamo in quella di Luca. Nel testo purtroppo il generare viene attribuito esclusivamente, quasi fosse proprietà loro, agli uomini. Per grazia nel fluire dei nomi sgusciano tre visi di donne, poi quello di Maria.
Mi affascina da un lato che Gesù con la sua nascita sia dentro questa mappa vivente dell’umanità, anche lui fatto vivo da questo ramificarsi all’infinito del sangue di noi umani. Che non è un’eccellenza e la genealogia lo racconta con nomi che non sono proprio uno stinco di santi. Smentita clamorosa dello sbandieramento del sangue nobile, noi siamo vivi per questo sangue di tutti, lontano dall’essere un assoluto di lucentezza.
Mi emoziono, quando faccio sosta a pensare a questo grembo immenso e io che vivo di questo grembo immenso, io faccio parte. E Gesù nascendo dice: ”Io faccio parte”.
Mi prende immensa gratitudine per volti conosciuti, in primis per Gesù. Ma anche per volti sconosciuti. Faccio parte. Quanto meschino mi sento quando il mio è un pensare individualistico. Che lo sappia o no, io faccio parte. E quanto meschina sarebbe una società dove dominasse l’individualismo, rattrappita nello sguardo e nel cuore, dimentica di questa lezione del passato, quando, al fuoco dei bivacchi, fuori le tende, i nomi degli antenati prendevano il riverbero delle fiamme. Capite l’insensatezza dell’isolarsi, e la bellezza di una famiglia, di un gruppo, di una società, di una chiesa dove, con parole, ma ancor più con gesti, ti viene detto: “Tu fai parte, sei nella genealogia”. Gesù è venuto per dire a tutti: “Io faccio parte dell’immenso grembo dell’umanità, e ci sei anche tu con il tuo nome”.
Vorrei aggiungere, ma solo accennandolo, un invito. Proprio perchè tu fai parte, non dimenticarlo: “Fa’ la tua parte”. Nella grande immensa mappa del mondo, io, pulviscolo come sono, ho una parte, sono chiamato a fare le mia parte. Gesù viene oggi e mi si affianca per insegnarmi, con le sue orme – oggi la prima – come fare la mia parte. Che è diversa dalla sua, diversa dalla parte di qualsiasi altro. E’ la mia. E non ci sono parti importanti o parti meno importanti. Viene ancora oggi per ricordarci che a rendere importante una parte è l’amore che ci metti, la fantasia che ci metti, la passione che ci metti. Importante diventa sentirsi nell’immenso grembo. Una sapienza antica, questa, che Papa Francesco ha ritrovato nel suo viaggio nelle terre sconfinate della Mongolia, un invito ad alzare lo sguardo ad allargare i confini.
Concludo con le sue parole nell’udienza di ritorno: “Sono stato nel cuore dell’Asia e mi ha fatto bene. Fa bene entrare in dialogo con quel grande continente, coglierne i messaggi, conoscerne la sapienza, il modo di guardare le cose, di abbracciare il tempo e lo spazio. Mi ha fatto bene incontrare il popolo mongolo, che custodisce le radici e le tradizioni, rispetta gli anziani e vive in armonia con l’ambiente: è un popolo che scruta il cielo e sente il respiro del creato. Pensando alle distese sconfinate e silenziose della Mongolia, lasciamoci stimolare dal bisogno di allargare i confini del nostro sguardo, per favore: allargare i confini, guardare largo e alto, guardare e non cadere prigionieri delle piccolezze, allargare i confini del nostro sguardo, perché veda il bene che c’è negli altri e sia capace di dilatare i propri orizzonti e anche dilatare il proprio cuore per capire, per essere vicino a ogni persona e a ogni civiltà”.
Genealogia, con Gesù guardare largo, guardare alto, guardare lontano. Sapienza antica. Da ritrovare.
LETTURA Is 62, 1-5
Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore Dio: «Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te».
Commento al filmato: le note impetuose, spumeggianti di questo spettacolare “Preludio” di Rachmaninoff, cantano con toni ora altamente drammatici, ora dolcissimi la Profezia di Isaia:
«Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata ….. come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te».
SALMO Sal 88 (89)
Canterò in eterno l’amore del Signore.
«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono». R
Egli mi invocherà: «Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza».
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele. R
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia. R
Commento al filmato: Nello splendido Allegro del Concerto in La min di Vivaldi, le note gioiose dell’Oboe, ci introducono, emozionanti, nell’atmosfera di esultanza per l’Amore e la Fedeltà del Signore:
“Egli mi invocherà: «Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza». Gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele.”
EPISTOLA 1Ts 5, 15b-23
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, cercate sempre il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.
Commento al filmato: è entusiasmante l’Allegrodel Concerto in Si bem Magg di Vivaldi; il canto esultante della Tromba in dialogo serrato con l’Orchestra, ci fa vivere in prima persona questa esortazione alla santità che Paolo rivolge ai cristiani ti Tessalonica:
« Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.»
VANGELO Mt 1, 1-16
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmo, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.