Location,TX 75035,USA

21 gennaio 2024 3a Domenica dopo l’Epifania Omelia di don Angelo

ArteMusicaPoesia

21 gennaio 2024 3a Domenica dopo l’Epifania Omelia di don Angelo

Come chicchi di grano

Terza domenica dopo l’Epifania

21 gennaio 2024

omelia di don Angelo

Per la liturgia siamo ancora nei giorni dei segni. Segni oggi: quello del pane, e quello, più  antico, della manna. E ancora a bussarmi la parola”attenzione”. E anche il suo contrario ”disattenzione”.

Il suo contrario “disattenzione” mi bussa dal Libro dei Numeri, dal racconto della traversata del deserto. Leggo di Dio che si indigna, e lo fa con parole di una irritazione pesante che fatichiamo a pensare sulle labbra di Dio. Non ve le ripeto.

Pioveva manna dal cielo. Di tempo ne era passato, all’inizio fu un passarsi parole  di meraviglia, poi fu abitudine, ora siamo al rimpianto dei pesci, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio d’Egitto. E magari un lamento Dio in parte lo avrebbe finanche sopportato  Ma la conclusione – “Non: c’è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna” – era insopportabile, anche per Dio. Una mancanza dii attenzione clamorosa, paurosa. La manna come fosse il nulla, la stessa cosa! E nelle parole ecco apparire una verità inquietante: “I nostri occhi non vedono altro che questa manna”. La manna si era fatta muta e il  segno, che vi ardeva, cancellato dagli  occhi. Eppure quella manna era segno dell’attenzione quotidiana di Dio, Ma a volte al quotidiano non si fa più attenzione. Ci si fa l’abitudine  e si finisce con la disattenzione.

Può accadere anche a noi. Al nostro pane come alle nostre eucaristie, a tutte le cose del quotidiano .Perdono il colore di dono. E chi di noi ringrazia per i vetri di casa, per chi li fa limpidi? Mi ritornano le parole di Wislawa Szymborska:

 Ieri mi sono

comportata male nel cosmo.

Ho passato tutto il giorno senza

fare

domande,

senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività

quotidiane,

come se ciò fosse tutto il dovuto.

Su un tavolo più giovane

da una mano d’un

giorno più giovane

il pane di ieri era tagliato

diversamente.

Il  pane dei cinquemila “era tagliato diversamente”, chissà se gli occhi arrivarono a cogliere l’attenzione di Gesù di cui erano segnoa o se rimasero alla spettacolarità dell’evento. Domanda!

Per Gesù era stata una giornata di attenzioni. Se l’era immaginata diversa. Aveva immaginato un luogo in disparte. La notizia dell’arresto del Battista, il cugino, non gli era certo scivolata via come acqua su pietra. Cercava un luogo deserto per capire, forse per pregare. Ma approdando ecco la folla. “Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati”. E si fece sera. La attenzione di Gesù.

Vorrei dire anche dell’attenzione dei discepoli, chiedendo perdono perché spesso nei miei commenti li ho bistrattati. Dopo tutto sono loro ad accorgersi che si è fatto  tardi ,che si è andati oltre l’ora di cena. E nel vangelo di Matteo mi sembra di scorgere quasi un segno della loro attenzione nel fatto che, prima ancora di parlarne con il Maestro, si erano premurati di verificare la situazione: cinque pani e due pesci. A volte noi non facciamo neppure questo: gli interessi rimangono circoscritti a un passo da noi e non ci tocca  il cuore ciò  che sta un passo oltre.

In che cosa sbagliano i discepoli? Confessiamolo, avremmo sbagliato anche noi, io di certo, sbagliano circa il potere del poco: non arrivano ad immaginare che cosa può succedere al poco – cinque pani e due pesci – nelle mani di Dio.

Penso sia prezioso ricordare che anche per il pane, come a Cana per il vino, Gesù chiede collaborazione. E non ci permette di nasconderci e di sfilarci, dicendo che il problema è più grande di noi. O sì possiamo anche dirlo, è vero, ma non come scusa per tirarci indietro, come  paravento per non fare nulla.

“E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla”. Ancora in primo piano l’attenzione di Gesù. Pensate: fa sedere la folla dove c’è l’erba, fa mangiare da seduti, senza fretta, una tavolata sull’erba. Ed ecco i suoi occhi vedono l’invisibile custodito nei pani e nei pesci, vedono il segno dell’attenzione del Padre, vedono il dono, alza gli occhi. Benedice Dio.

Poi li spezzò: mi colpisce il verbo così diverso da quello che siamo soliti usare ”moltiplicò”. No, spezzò, e poi tutti spezzarono, fu uno spezzare il pane insieme: non che uno se lo prende e se ne va per conto suo.

Mi rimane negli occhi quella tavolata a cielo aperto e immagino sia rimasta negli occhi di Gesù, per uno come lui che amava i banchetti quel giorno il cuore non poteva non scoppiargli di gioia e di allegria.

E se posso aggiungere –  ma questa è proprio una mia stranezza – quel giorno anche il pane sembrò sorridere, perché è nella sua natura essere condiviso. Gesù ci ha insegnato un pane con destinazione universale, al plurale: ”Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Al plurale. Per questo ogni volta che preghiamo ci prende consapevolezza della ferita che diamo al pane abbandonando nella fame le moltitudini, cancellando l’attenzione per i molti.

Il pane è di natura consacrato nella convocazione dei molti, nella convocazione dei chicchi di grano, e dunque contro la dispersione, segno di un Padre che raduna i figli dispersi

Uno dei più antichi documenti cristiani, la Didachè, contiene una preghiera di rara suggestione, ingualcibile per me, con cui vorrei chiudere: “Come questo pane spezzato era chicchi di grano sparsi sui colli e raccolto è diventato una cosa sola, così si raccolga  la tua chiesa dai confini della terra nel tuo  Regno”.

Come chicchi di grano. A scuola del pane.

LETTURA

Nm 11, 4-7. 16a. 18-20. 31-32a

Lettura del libro dei Numeri

In quei giorni. La gente raccogliticcia, in mezzo a loro, fu presa da grande bramosia, e anche gli Israeliti ripresero a piangere e dissero: «Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio. Ora la nostra gola inaridisce; non c’è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna». La manna era come il seme di coriandolo e aveva l’aspetto della resina odorosa. Il Signore disse a Mosè: «Dirai al popolo: “Santificatevi per domani e mangerete carne, perché avete pianto agli orecchi del Signore, dicendo: Chi ci darà da mangiare carne? Stavamo così bene in Egitto! Ebbene, il Signore vi darà carne e voi ne mangerete. Ne mangerete non per un giorno, non per due giorni, non per cinque giorni, non per dieci giorni, non per venti giorni, ma per un mese intero, finché vi esca dalle narici e vi venga a nausea, perché avete respinto il Signore che è in mezzo a voi e avete pianto davanti a lui, dicendo: Perché siamo usciti dall’Egitto?”». Un vento si alzò per volere del Signore e portò quaglie dal mare e le fece cadere sull’accampamento, per la lunghezza di circa una giornata di cammino da un lato e una giornata di cammino dall’altro, intorno all’accampamento, e a un’altezza di circa due cubiti sulla superficie del suolo. Il popolo si alzò e tutto quel giorno e tutta la notte e tutto il giorno dopo raccolse le quaglie.

Commento al filmato:le note profonde, ritmate, addirittura “strappate” del Violoncello nell'”Allegro” della Sonata in Si bem Magg di Vivaldi, raccontano con toni drammatici la esplosiva profezia che preannuncia la Salvezza di Israele:

«Saranno confusi e svergognati quanti s’infuriano contro di lui; se ne andranno con vergogna quelli che fabbricano idoli. Israele sarà salvato dal Signore con salvezza eterna.»

SALMO Sal 104 (105)

Il Signore ricorda sempre la sua parola santa.

È lui il Signore, nostro Dio:

su tutta la terra i suoi giudizi.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,

parola data per mille generazioni,

dell’alleanza stabilita con Abramo

e del suo giuramento a Isacco. R

Fece uscire il suo popolo con argento e oro;

nelle tribù nessuno vacillava.

Quando uscirono, gioì l’Egitto,

che era stato colpito dal loro terrore.

Distese una nube per proteggerli

e un fuoco per illuminarli di notte. R

Alla loro richiesta fece venire le quaglie

e li saziò con il pane del cielo.

Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque:

scorrevano come fiumi nel deserto.

Così si è ricordato della sua parola santa,

data ad Abramo suo servo. R

Commento al filmato: l’Organo Barocco e gli archi dello splendido Vivacedalla “Suite Paysanne” di Domenico Paradisi, cantano con gioia esplosiva a ritmo di danza il Responsoriale tratto dal Salmo 84/83 riprodotto interamente nel filmato:

«Beato chi abita la tua casa, Signore.»

EPISTOLA 1Cor 10, 1-11b

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non diventate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. Non abbandoniamoci all’impurità, come si abbandonarono alcuni di loro e in un solo giorno ne caddero ventitremila. Non mettiamo alla prova il Signore, come lo misero alla prova alcuni di loro, e caddero vittime dei serpenti. Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento.

Commento al filmato: la cristallina, gioiosa cascata di note dello splendido Allegro dalla Sonata in Si bem Magg di Mozart, racconta con irresistibile esultanza l’annuncio di san Paolo nella lettera agli Ebrei:

«Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all’assemblea canterò le tue lodi;e ancoraIo metterò la mia fiducia in lui;»

VANGELO Mt 14, 13b-21

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Commento al filmato: le arcane affascinanti armonie generate dai tre Clavicembali e dall’Orchestra nello splendido brano “Senza indicazione di Tempo” dal Concerto in Re min di Bach, ci raccontano con toni appassionati il misterioso episodio del ritrovamento di Gesù nel Tempio:

«Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.»

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *