23 Giugno 2024 5a Domenica dopo Pentecoste Omelia di don Angelo
Custodire gli spazi dove si pensa e si insegna a pensare
Quinta domenica dopo Pentecoste
23 giugno 2024
omelia di don Angelo
Leggo di Abramo e vi confesso mi sembra di respirare. Come stessimo all’aperto, parole da leggere all’aperto. Respirare a pieni polmoni per la sconfinata promessa che tocca ad Abramo: “Padre di una moltitudine di nazioni ti renderò”, ma anche per la altrettanto sconfinata promessa che sfiora il volto di Sara – anche se poi il suo nome sarà come oscurato – : “Quanto a Sarài tua moglie, non la chiamerai più Sarài, ma Sara. Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei”.
Diventare nazioni per essere figli di Sara, per essere – e non solo a parole – figli di Abramo. Un cielo pieno di stelle, un prato di stelle, una benedizione. Che, se è rattrappita, che benedizione è?
La promessa viene prima, non nasce da prestazioni. Ha il colore del gratuito. Poi nascerà la tua risposta. E non riguarda una sola nazione. E io vi leggo un invito a pensare in grande, in stagioni in cui nell’aria avverti il pericolo di restringere: e non solo la parola “nazioni” e declinarla al singolare, ma pure la parola ”noi” e sostituirla con l’”io”. “Diventerai nazioni”: è detto anche a me, che di anni ne ho novantatre. Ad Abramo fu detto che di anni ne aveva novantanove. Non siamo ancora morti, né saremo mai morti, se terremo nel cuore il plurale, la resistenza alla sopraffazione, una ignominia che ancora una volta in questi giorni ha sfregiato il nostro paese con una immagine dì una atrocità inaudita. E fosse un’eccezione! La sostituzione dell’io menefreghista alla passione per il plurale. “Diventerai nazioni”, anche India.
Faccio ritorno al testo. Respiravo. Ma vi devo pure confessare che, continuando nella lettura, mi prese – forse anche perché non sono un esegeta – una sorta di spaesamento. Dallo sconfinato si passava al segno della circoncisione. All’inizio mi apparve come un restringimento, provai una sorta di soffocamento. Poi pensai che nella carne di un popolo era il segno di quella benedizione a cielo aperto, per le nazioni, e non certo legata a un’osservanza formale della Legge. Benedizione sposata a un affidamento, a un abbandonarsi fiduciosi, come si fa quando ci si ama. La benedizione non è per meriti, è per grazia, per un amore che ti precede; poi nasce anelito a corrispondere, nel quotidiano della vita.
Forse in questo orizzonte di apertura e restrizione potremmo leggere le parole di Gesù e il commento che ne fa Giovanni nel suo vangelo. Eccole: “Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce”.
Se sei nella luce sai dove vai, dice Gesù. Lui con la sua vita, le sue parole, il suo amore è Luce. Dono prezioso che ci toglie dallo smarrimento; e ci riconduce lungo cammini di senso se, povere pecore svagate, ci siamo di nuovo smarriti. Sai dove vai. Ma vorrei aggiungere: la luce, se la ospiti in te, fa chiarezza su chi sei, sul tuo vero volto. E dunque cantiamo gratitudine alla bellezza della luce. La luce ritorna, così puntuale che a volte neppure ti accorgi. Accade anche per Gesù.
Ma accade anche qualcosa che mette tristezza, è accaduto e accade. Ha dell’incredibile: la paura e il rifiuto della luce. L’opposizione alla luce. Un ottenebramento che non è a caso. C’è da capire. E Giovanni oggi, dopo avere raccontato di Gesù che si dà l’immagine della luce, esplora le ragioni della paura e del rifiuto, e scrive: “I capi sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui”. E aggiunge: “Anche tra i capi molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio”. Voi, mi capite, i capi avevano costruito un sistema, che si reggeva sulla sottomissione e la paura. La luce rende liberi e a qualcuno dà fastidio la libertà.
Il potere ha in odio la luce, che smaschera le intenzioni sottese, aborre i pensanti, parla con gli slogan, si circonda di gregari. L’ottenebramento delle intelligenze e della coscienza diventa terreno fertile per perseguire fini di parte e risultare vincenti. Manipolare i non pensanti diventa allora quasi un gioco: la storia di Gesù al riguardo è eloquente. Venne la luce, ma poi la folla, pilotata dai capi, grida “crocifiggilo”. Non bastò al pretore romano, pensate, l’occasione della luce, luce che più non si può, vinse l’amore per la carriera, come per i capi l’amore per la loro gloria.
Accadeva ai tempi di Gesù, ma accade sempre. Accade anche oggi. Bisogna essere vigilanti. Non lasciarci chiudere gli occhi. E custodire gli spazi dove si pensa e dove si insegna a pensare, dove ancora si cerca, dove è possibile obiettare, dove anche il più piccolo può esprimere una domanda e tenere testa. Dove non c’è uno che pensa per tutti e decide per tutti. In questi giorni una scrittrice scriveva come sia inquietante vedere teste vuote e come sia facile manovrare chi non sa nulla perché gli dici cosa fare e lo fa. Sudditi. Il profeta di Nazaret annuncia un regno di figli, donne e uomini liberi. Come lui, Figlio di Dio, uomo libero. Figli della luce e non ciechi per sottomissione: “Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce”.
Luminosi, della luce di Gesù. Spero di non essere dissacratore se, pensando a lui, oso evocare versi – ne sento il bisogno – che Emily Dickinson scrisse per una amica:
Vederla è un dipinto
sentirla è una musica
conoscerla un’intemperanza
innocente come giugno
non conoscerla una tristezza
averla come amica un calore
vicino come se il sole
ti brillasse nella mano.
Le Letture
LETTURA Gen 17, 1b-16
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Io sono Dio l’Onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò molto, molto numeroso». Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: «Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni. Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abramo, perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio». Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro prepuzio e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di generazione in generazione, sia quello nato in casa sia quello comprato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comprato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del prepuzio, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza». Dio aggiunse ad Abramo: «Quanto a Sarài tua moglie, non la chiamerai più Sarài, ma Sara. Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei».
Commeno al filmato: è di una bellezza emozionante questa “Fuga” dal Concerto in Do Magg. di Bach, il dialogo serrato dei due Clavicembali e l’Orchestra, ci racconta con armonie entusiasmanti la solenne Alleanza di Dio con Abramo e la sua discendenza: In quei giorni. Il Signore apparve ad Abram e gli disse:
«Io sono Dio l’Onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò molto, molto numeroso».
SALMO Sal 104 (105)
Cercate sempre il volto del Signore.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi. R
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. R
«Ti darò il paese di Canaan
come parte della vostra eredità».
Quando erano in piccolo numero,
pochi e stranieri in quel luogo,
non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro. R
Commento al filmato:le straordinarie armonie di questo travolgente “Rejouissance” dalla Suite di Bach, cantano con toni esultanti le Meraviglie operate dal Signore nell’Alleanza eterna con la stirpe di Abramo.
«Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto.»
EPISTOLA Rm 4, 3-12
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, che cosa dice la Scrittura? «Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia». A chi lavora, il salario non viene calcolato come dono, ma come debito; a chi invece non lavora, ma crede in Colui che giustifica l’empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. Così anche Davide proclama beato l’uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere: «Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate e i peccati sono stati ricoperti; beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!». Ora, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non dopo la circoncisione, ma prima. Infatti egli ricevette il segno della circoncisione come sigillo della giustizia, derivante dalla fede, già ottenuta quando non era ancora circonciso. In tal modo egli divenne padre di tutti i non circoncisi che credono, cosicché anche a loro venisse accreditata la giustizia ed egli fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo provengono dalla circoncisione ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.
Commento al filmato: gioia, tenerezza, beatitudine, adorazione , sono sentimenti che entrano nel nostro cuore all’ascolto delle note dolcissime el Violino in dialogo con il Clavicembalo nello stupendo “Allegro Molto” della Sonata in Re Magg. di Mozart – ci sembra di ascoltare dalla viva voce di san Paolo il suo discorso ai romani:
«Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate i peccati sono stati ricoperti; beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!»
VANGELO Gv 12, 35-50
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro. Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?». Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: «Ha reso ciechi i loro occhi e duro il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca!». Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio. Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Commento al filmato: sono di una bellezza emozionante le note del Clavicembalo nell’Allegro in Sol min di Mozart, c’è tutto l’Amore struggente di Gesù per il Suo Popolo in questo Suo discorso che prelude alla Sua Passione, Morte e Risurrezione – la Sua Solitudine è immensa, ma sa bene di dover bere il Calice sino in fondo come anche ha profetato Isaia:
«Ha reso ciechi i loro occhi e duro il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca!»