25 Dicembre 2024 Santo Natale Omelia di don Angelo
Un rimasuglio di quegli occhi sgranati
Santo Natale
25 dicembre 2024
omelia di don Angelo
E’ Natale, è nascita, è bambino. Evocherò più volte l’immagine del bambino, dei bambini.
La nascita che ricordiamo e da cui vorremmo farci irraggiare è quella di Gesù, lui il neonato. Niente luminarie, la luce era tutta dentro, dentro gli occhi e nell’anima, fuori lo sfrigolio di una lampada. Tutto qui: “Diede alla alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”.
E chissà, permettetemelo, se quando lei, Maria, e Giuseppe lo deposero, pensate con quale delicatezza, nella mangiatoia – ruvida la paglia, il piccolo era in fasce – chissà se ponendolo nella mangiatoia si saranno riaccese nella mente a Maria le parole di nove mesi prima, parole di angelo: “Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide”. Il figlio dell’Altissimo era in basso, il trono una mangiatoia di pastori. Chissà se per un attimo fu spaesamento.
Perché Natale, se non è spaesamento, “se non è stupore” direbbe don Tonino Bello “non è Natale”.
Noi facciamo l’abitudine, io faccio l’abitudine, alle cose. Anche alle più inimmaginabili. Vorrei avere, dopo novant’anni, il fiato sospeso dei pastori o quello di quando, piccolo, chiedevo conto e mi raccontavano del presepe . Un rimasuglio di quegli occhi sgranati, e custodire – lo ripeto anche quest’anno – un rimasuglio di pastore, con quella mirabile successione: la voce, si misero in cammino, videro: “Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia… Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere»”.
“Andiamo, vediamo questo avvenimento”: non è questo che dobbiamo dirci, anche quest’anno? Fare passi. Oggi non è più un’assemblea di angeli a squarciare di annunci i cieli, o forse a muovere sono ancora le parole del canto antico dell’”Adeste fideles”: “Raggiunti da voce, lasciato il gregge, corrono i pastori all’umile giaciglio e noi esultando affrettiamo il passo, venite, adoriamo”.
E a dare fretta e desiderio ai loro passi, niente di sbalorditivo, quasi incredibile nella stagione, la nostra, della pubblicità, zero pubblicità: la pubblicità dal cielo la si fa con fasce e mangiatoia, le cose di sempre per quei pastori. Il salvatore è un bambino. Non videro altro che un bambino, senza niente, spoglio.
E, vorrei dire, lasciamolo così con fasce e mangiatoia, perché, mentre da un lato il suo essere bambino ci toglie ogni paura di Dio, dall’altro sembra dirci che per contare agli occhi di Dio non occorre essere rivestiti di chissà che cosa. Conti nudo. E se contiamo nudi, non ce ne è uno che conti di più e uno che conti di meno o uno che non conti niente. Poi nella vita succede che alcuni contino ed altri no o altri meno. Ma quando accade impallidisce o muore il Natale perché è un falso sul presepe.
Contare per il semplice fatto di essere nato. Il neonato del presepe è senza tutto o quasi, ma è avvolto da un amore che lo riconosce con gioia e si prende cura.
Del contare per il semplice fatto di essere nati ha parlato nella sua lettera di Natale don Mimmo, arcivescovo di Napoli e ora cardinale. Scrive: “Neonati, come in una mangiatoia di molti secoli fa. Nudi, senza un abito buono o stracciato, senza il vestito della festa o la borsa di moda, senza le toppe sugli ultimi jeans che ci sono rimasti, senza. Né poveri, né ricchi. Nudi!Neonati senza un titolo e senza un’immagine da difendere o da voler modificare, senza un ruolo o una maschera da indossare. Solo creature, nella loro semplicità ed essenzialità. Bambini e non signori o dottori, ingegneri, onorevoli, presidenti, professori. Bambini”.
Semplicemente bambini. Ma questa immagine dei bambino, del neonato su cui il Natale chiama i nostri occhi, oggi sembra una immagine ricacciata, in esilio, non c’è posto. Come non c’era posto per Gesù. “Non c’è posto per voi” è stato urlato e ancora lo si urla con i bagliori devastanti delle guerre. E le cifre 30 mila bambini uccisi in una striscia e quanti altrove, sembrano impotenti a far muovere i passi. Non solo, ma ora sembra che non si possa più dare nome alle cose; e dare nome di crudeltà alla crudeltà.
Nel brano del profeta Isaia oggi venivano evocati giorni di tirannie e di guerre, quelle che stanno incendiando oggi molte nostre terre. Ebbene la fine di quei giorni sciagurati veniva evocata con l’immagine del bambino: “Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”.
E come può succedere che ci nasca un bambino e continuino ininterrottamente il rimbombo delle calzature militari e i mantelli intrisi di sangue? Da bruciare è la devastazione dell’umanità. E la sua ricostruzione avviene con il neonato di Betlemme, con tutti i neonati del mondo che noi chiamo figli: “Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”.
Vi confesso, a questo punto dell’omelia mi sono chiesto se non ho cancellato l’aria del Natale. Poi ho pensato che fare come se non fosse, mi sarebbe suonato falso. Mi sono detto che Natale è aprire spiragli di speranza, e azioni di giustizia per i piccoli e prendercene cura. E’ un metterci in movimento, fare un passo: qual è il tuo passo? Hai visto questo avvenimento, non fare come se non l’avessi mai visto. E poi, come i pastori, raccontalo.
Letture
Lettura del profeta Isaia 2, 1-5
Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.
Rendiamo grazie a Dio
Commento al filmato:è di una bellezza spettacolare il “Presto” del Concerto in Re Magg di Mozart – le note del “Fortepiano” e dell’Orchestra, si sviluppano in un dialogo impetuoso, appassionante per descrivere la solenne profezia di Isaia:
«Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra.»
Salmo Responsoriale(dal Salmo 2)
® Oggi la luce risplende su di noi.
Voglio annunciare il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.
Chiedimi e ti darò in eredità le genti
e in tuo dominio le terre più lontane». ®
E ora siate saggi, o sovrani,
lasciatevi correggere, o giudici della terra;
servite il Signore con timore
e rallegratevi con tremore. ®
«Io stesso ho stabilito il mio sovrano
sul Sion, mia santa montagna».
Beato chi in lui si rifugia. ®
Commento al filmato: in uno splendente, emozionante, “Allegro Assai” del Concerto in La min di Bach (Concerto a violino certato), i due Violini e la Viola “Obbligati”, con l’Orchestra, cantano esultanti:
«Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.
Chiedimi e ti darò in eredità le genti
e in tuo dominio le terre più lontane».
Epistola
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 4, 4-6
Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!».
Commento al filmato:nello spumeggiante “Allegro”del Concerto in Re min di Vivaldi, l’Orchestra canta con toni veementi l’annuncio di san Paolo ai Gàlati:
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!».
Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 1, 9-14
In quel tempo. / Veniva nel mondo la luce vera, / quella che illumina ogni uomo. / Era nel mondo / e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; / eppure il mondo non lo ha riconosciuto. / Venne fra i suoi, / e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto / ha dato potere di diventare figli di Dio: / a quelli che credono nel suo nome, / i quali, non da sangue / né da volere di carne / né da volere di uomo, / ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi; / e noi abbiamo contemplato la sua gloria, / gloria come del Figlio unigenito / che viene dal Padre, / pieno di grazia e di verità.
Vangelo (Gv 1,1-14)
Commento al filmato:la grande potenza delle note dell’Organo nel “Präludium” in Re Magg di Bach, racconta con esultanza e maestà il Prologo del Vangelo di Giovanni che inquadra l’Onnipotenza del Verbo al Principio della Creazione e la Sua Incarnazione:
«E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi; / e noi abbiamo contemplato la sua gloria, / gloria come del Figlio unigenito / che viene dal Padre, / pieno di grazia e di verità.»