26 Gennaio 2025 Festa della santa Famiglia di Nazareth Omelia di don Angelo
Guardarsi negli occhi: in famiglia, a casa.
Famiglia di Nazaret
26 gennaio 2025
omelia di don Angelo
La famiglia di Nazaret, le nostre famiglie, la famiglia del mondo, il mondo delle famiglie.
A volte basta un frammento, una parola a destare pensieri, poi corrono: chissà dove. Mi è capitato – ma è un ritaglio – con la parola “benedizione”, sorpresa nel libro del Siracide. Di Giacobbe è scritto: “Dio fece posare sul suo capo la benedizione di tutti gli uomini e la sua alleanza”.
Pensate, sentire sul capo la benedizione di tutti gli uomini, che grazia! Poi dall’immenso al piccino: trapasso d’un volo millenni e arrivo all’ingresso di una scuola, a un nonno che, accompagnando ogni mattina il nipotino a scuola, fa sosta all’ingresso e traccia una crocetta sulla sua fronte prima di lasciarlo; poi la mente mi corre a un bambino che non prende sonno a sera se prima non lo si è benedetto, prima di accucciarsi a sognare. Cronaca minore delle benedizioni, fuori dai rituali, dentro la vita.
Di benedizione in benedizione potremmo evocare Il bisogno di una mano che oggi si posi a benedizione sulle famiglie.
E sosto alla famiglia di Nazaret, una famiglia particolare. Ma, se ci pensate, ogni famiglia è particolare: e la vita va immaginata. Nessuna a copia di un’altra. Oggi Matteo, raccontando della famiglia di Nazaret, è come se tenesse sul fondale la vicenda del suo popolo, con esodi e ritorni.
Ebbene l’angelo, che desta Giuseppe e Maria nella notte, era per loro segno luminoso di un Dio che veglia. Chissà quante volte Maria e Giuseppe avevano pregato il salmo 121 e ora ritornavano le parole:
“Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre”.
“Quando esci e quando entri”: i loro giorni erano stati un uscire e un rientrare. Usciti da Nazaret, meta Betlemme, per censimento. Poi da Betlemme usciti – questa volta in fuga – verso l’Egitto. Ora per voce di angelo fanno ritorno. E la promessa: “Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre”.
Tutta la vita, a ben pensare, è uscire e rientrare, ogni giorno, così la vita di ogni famiglia. Ma da Betlemme in Egitto fu uscita da migrante e il ritorno fu di chi deve mettere su casa altrove. E custodia dall’Alto non significa essere al riparo dalla problematicità della vita.
Mi chiedo se quegli anni da migranti, che stanno all’in principio della vita della famiglia di Nazaret, non siano un monito per noi che non ci lasciamo sfiorare dalla drammaticità delle situazioni, non leggiamo le storie che stanno dietro i numeri né ci toccano gli esiti perversi delle nostre decisioni, quasi non avessimo né occhi né cuore per tanto uscire, da case e da terre. O per un rientrare dove tutto è da ricostruire.
Dio è custode: ci chiede di esserlo. “Sono forse io il custode di mio fratello?”: chiede Caino. “Sì, tu lo sei!”. Tu hai anche nome di custode. E tu sai che cosa vuol dire essere custodito. Non vuol dire essere rinchiuso, essere imbrigliato, inquadrato. Vuol dire sentirsi negli occhi di qualcuno, accorgersi di uno sguardo che fa indugio su di te e ti apre il cuore a raccontare.
I problemi che è chiamata oggi ad affrontare la famiglia sono a non finire. Tra i pericoli mi sembra di scorgere quello di una accelerazione della vita tale per cui anche nelle case giocoforza è un correre senza soste dietro le mille cose. Diventa un miracolo potersi fermare e guardare: dico, riposare negli occhi dell’altro. E’ brace. Un tempo era sosta su una panchina, accanto alla brace che ardeva nel camino. Oggi per sfuggire alla estraneità vanno sapientemente scovate, dentro i nostri ritmi esagitati. altre soste nelle case, altra brace da custodire viva.
Non basta correre. Che vita è se non c’è più tempo per chiedere: “Come stai?”. Se non c’è più tempo per cogliere negli occhi dell’altro, dell’altra, un brivido di gioia, il sussulto di un turbamento, il velo della stanchezza. Potrai anche essere impossibilitato a fare qualcosa per l’altro, ma lo puoi guardare. Accade la tenerezza quando l’altro o l’altra si accorgono che tu ti incanti a guardarli.
Ebbene la custodia, che ci viene insistentemente insegnata da Dio, è parola che va declinata. Contano i dettagli. E allora vi lascio con un testo apparso qualche anno fa su un quotidiano laico. Scrive una donna. Oggi è una donna a concludere la mia omelia: che cosa si può dire? “Qualcosa si può dire, ed è questo: si sta come d’autunno. Non si sa, a chi capita. Conviene essere gentili, generosi. Fare un gesto che faccia l’altro felice, anche solo un momento. Rischiare qualcosa, pur di dare. Mettersi nei panni, immaginare stati d’animo. Fare cose semplici e concrete. Chiedere: cosa ti serve, come ti senti. Pensare ad altro da sé. Il rispetto, l’attenzione, la cura. Il silenzio, anche. Fare silenzio — che leva formidabile il silenzio, in questo tempo saturo di parole inutili. Ricordare chi ci ha amato, accorgersi di chi ci ama. Vuoi vedere che serve anche a fare un po’ di esercizio fra uomini e donne, fra vecchi e bambini. A darsi il cambio, sperimentare la vita dell’altro. Guardarsi negli occhi: in famiglia, a casa. A capire meglio, intendo. Chi sono, chi siamo. Cosa vogliamo che resti, in questo piccolo tempo, del nostro transito. Del senso che ha, e per cosa, per chi”.
Letture
LETTURA Sir 44, 23 – 45, 1a. 2-5
Lettura del libro del Siracide
In quei giorni. La benedizione di tutti gli uomini e la sua alleanza Dio fece posare sul capo di Giacobbe; lo confermò nelle sue benedizioni, gli diede il paese in eredità: lo divise in varie parti, assegnandole alle dodici tribù. Da lui fece sorgere un uomo mite, che incontrò favore agli occhi di tutti, amato da Dio e dagli uomini. Gli diede gloria pari a quella dei santi e lo rese grande fra i terrori dei nemici. Per le sue parole fece cessare i prodigi e lo glorificò davanti ai re; gli diede autorità sul suo popolo e gli mostrò parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e nella mitezza, lo scelse fra tutti gli uomini. Gli fece udire la sua voce, lo fece entrare nella nube oscura e gli diede faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e d’intelligenza, perché insegnasse a Giacobbe l’alleanza, i suoi decreti a Israele.
Commento al filmato: l’Organo, le trombe e i Timpani dello spettacolare “Ad Festum Paschalis Sonata” di Johann Kuhnau proclamano con toni solenni, maestosi:
In quei giorni. La benedizione di tutti gli uomini e la sua alleanza / Dio fece posare sul capo di Giacobbe; / lo confermò nelle sue benedizioni, / gli diede il paese in eredità:
SALMO Sal 111 (112)
Beato l’uomo che teme il Signore.
Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta. R
Prosperità e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane per sempre.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto. R
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore. R
Commento al filmato: i due Oboi i due Clarinetti di questo esaltante “Larghetto – Allegro” del Concerto in Do Magg di Vivaldi, si scatenano, con l’Orchestra, in un dialogo gioioso, esultante per cantare con il salmista:
Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.
EPISTOLA Ef 5, 33 – 6, 4
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito. Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. «Onora tuo padre e tua madre!». Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa: «perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra». E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore.
Commento al filmato: le note dolcissime, sognanti, del Pianoforte della splendente “Courante II” da “English Suite” in La di Bach, narrano con grande tenerezza le raccomandazioni di san Paolo agli Efesini:
«Onora tuo padre e tua madre!». Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa: «perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra».
VANGELO Mt 2, 19-23
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Commento al filmato: è entusiasmante questo “Allegro” del Concerto grosso in Do min di Onofrio Manfredini, le note drammatiche, imponenti dell’Orchestra narrano con toni accesi il ritorno della Sacra Famiglia a Nazareth dall’Egitto:
Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».