26 Marzo 2023 5a Domenica di Quaresima Omelia di don Angelo
Vado a svegliarlo
26 marzo 2023 Quinta domenica di quaresima
Omelia di don Angelo
Mettersi in cammino e uscire. Sono due verbi che tengono spazio nella lettura dal libro dell’Esodo e in quella dal vangelo di Giovanni. Mettersi in cammino e uscire.
Faccio breve sosta sul brano dell’esodo che racconta di un popolo che si muove: finalmente libero da lunga schiavitù, esce dalle acque del mar Rosso. Esce, notate, per rimettersi di nuovo in cammino: non è approdo mai, se non provvisorio. In agguato sono nuove schiavitù. Passato e presente.
Il giorno della liberazione dall’Egitto veniva oggi cantato poeticamente dal salmo, ma ecco aggiungersi un grido a salvezza per l’oggi: ti tocca nuovo esodo e a Dio gridi; al presente gridi: ”Salvaci, Signore”.
Minacciò il mar Rosso e fu prosciugato,
li fece camminare negli abissi come nel deserto.
Li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.
Salvaci, Signore Dio nostro,
radunaci dalle genti,
perché ringraziamo il tuo nome santo:
lodarti sarà la nostra gloria.
Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre.
Ebbene ‘mettersi in movimento’ e ‘uscire’ colora dall’inizio alla fine il racconto di Lazzaro, come annota in un suo commento un grande biblista Léon Dufour, che scrive: ”L’evangelista narra il cammino di Gesù verso il villaggio, il cammino di Marta verso Gesù, il suo ritorno a chiamare Maria, che “veloce” si orienta verso Gesù. Tutto è in movimento, ma tutto deve anche uscire dalla paralisi della morte. Tutti i personaggi lasciano il luogo in cui si trovano. Tutti escono: Gesù e i discepoli dalla Transgiordania; i giudei da Gerusalemme, Marta dal villaggio; Maria con i giudei dalla sua casa e dal villaggio; Lazzaro dalla tomba. Se Gesù, arrivato presso Betania, si ferma e non entra nella casa del lutto, si rimette ben presto in cammino col gruppo verso il luogo dove sfida la morte, mentre il movimento degli altri personaggi converge verso di lui”.
Bellissimo, tutti lasciano un posto, escono, si mettono in movimento. Fanno passi. Passi all’aria aperta. Chiusi e fermi, solo quelli del Sinedrio.
Mi nasce una domanda: “Da che cosa sono sospinti i loro passi, quelli di Gesù e dei suoi discepoli, quelli di Marta e di Maria, quelli degli amici venuti a consolarle?” Forse potremmo dire dalla tenerezza. Che si affaccia – un affaccio da brivido – in ogni psrola del racconto. Senti fremiti di amicizia, sguardi che ti raggiungono nel punto più segreto del cuore, commozioni trattenute e poi non ce la fai più. Passi sospinti da sfumature di tenerezza.
Poi la domanda mi ritorna: ”Da che cosa sono sospinti i miei passi? Se vado in profondità: che cosa muove il mio cammino, da quando esco alla luce del mattino? I miei passi.
La parola ‘passi’ mi porta d’istinto a una lastra di marmo bianco di una tomba nel nostro Duomo, dove il cardinale Martini volle incise queste parole del salmo: “Lampada ai miei passi è la tua Parola, Signore”. Incisa, vegliata ancora oggi di continuo da centinaia di piccoli lumi.
Da che cosa sono mossi i passi nel racconto? Ma, a seguire, un’altra domanda: dove portano i passi? A quelle imperdibili parole dette da Gesù alla sua amica Marta. La guarda. E’ commosso. Le dice: “Io sono la risurrezione e la vita”. E lei beve i suoi occhi. Poi accadde un segno
Ebbene vorrei dirvi che queste parole di Gesù sono vere per noi, anche nelle ore in cui non accade il segno: la sfida alla morte, che è nelle corde più profonde dell’animo di sù, non arriva se non raramente a difendere dall’aggressione della morte o a schiudere le tombe. E rimane che Gesù pianga, pianga con noi. Quante volte il suo pianto mi ha fatto compagnia davanti a ferite di morte, e non solo di morte, vicine e lontane. Anche nell’ora dell’apparente impotenza di Dio.
Oggi ci teniamo negli occhi immagini di spiagge, corpi inanimati di bambini, scampoli di –bambole arrese. E io sento la sua commozione e il suo pianto. Poi a seguire dice – e usa il presente– : “Io sono la risurrezione e la vita”. Cerco segni, segni di risurrezione, oggi, oggi nei giorni dell’apparente impotenza di Dio.
Lui ‘risurrezione e vita’ quando le spiagge si popolano di gesti di tenerezza. Quando noi usciamo dall’Egitto delle nostre dominazioni e dei nostri egoismi, quando la sua parola ci sollecita a sfasciare donne e uomini da cio che fa di loro dei manichini, quando ci spinge a difendere la libertà, il dono più prezioso dato a ciascuno. per il solo fatto di essere un vivente o quando nell’impotenza piangiamo.
Vorrei fermarmi qui, ma non senza aver fatto piccola sosta su un verbo usato da Gesù: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo”. Addormentato, svegliarlo. Pensate, e noi a dare nome di ‘cimitero’ al camposanto’: koimeterion’, luogo dove si va a dormire, dal greco ‘koiman’, fare addormentare. Mi si è creata una connessione con un messaggio che mi è giunto da un amico proprio in questi giorni. Lui, gravemente malato, riceve sorprendentemente una visita di chi trent’anni prima era stato uno dei ragazzi di cui era responsabile in un campeggio. Il ragazzo, ora un uomo, poi gli scrive: “Ti prendevi cura di me, dormivamo nella stessa tenda e io ti aspettavo, la sera, che tornassi da messa, per addormentarmi con serenità.”.
Pensate, un Dio che aspettiamo la sera, per addormentarci con serenità. E ancora lui a svegliarci quando si fa mattino: “Vado a svegliarlo”.
LETTURA Es 14, 15-31
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri». L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte. Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare. Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!». Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.
Commento al filmato: l’attraversamento del Mar Rosso da parte di Israele, e la rotta dell’esercito egiziano sono una spettacolare manifestazione della Gloria di Dio che le note solenni e maestose della superba “Fuge”da “Dorische Toccata & Fuge” di Bach ci rappresentano con armonie emozionanti per cantare:
Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».
SALMO Sal 105 (106)
Mia forza e mio canto è il Signore.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Chi può narrare le prodezze del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo popolo,
visitami con la tua salvezza. R
Minacciò il mar Rosso e fu prosciugato,
li fece camminare negli abissi come nel deserto.
Li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode. R
Salvaci, Signore Dio nostro,
radunaci dalle genti,
perché ringraziamo il tuo nome santo:
lodarti sarà la nostra gloria.
Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre. R
Commento al filmato: Mistero, Esultanza, Contemplazione provoca in noi la spettacolare bellezza di queso “Sorge l’Aurora” – Allegro del Concerto in Si b Magg di Vivaldi; le note impetuose del Fagotto, ritmate con l’Orchestra, cantano con toni appassionati, ardenti le meraviglie operate dal Signore per il Suo Popolo:
Mia forza e mio canto è il Signore.
Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Chi può narrare le prodezze del Signore, far risuonare tutta la sua lode? Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo popolo, visitami con la tua salvezza.
EPISTOLA Ef 2, 4-10
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.
Commento al filmato: In questa Liturgia Ambrosiana che, come in quella Romana, ci propone il Vangelo della risurrezione di Lazzaro, troviamo l’epistola tratta dalla lettera di san Paolo Apostolo agli Efesini che è un inno alla Misericordia e all’Amore di Dio in Cristo Gesù – il canto spiegato, struggente dell’Oboe, accompagnato dalle note frementi dell’Orchestra, nel luminoso “Adagio”dal Concerto in Re di Sammartini, ce ne danno un quadro di straordinaria bellezza:
«Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.»
VANGELO Gv 11, 1-53
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata<<<<<<< incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Commento al filmato: l’Organo della “Toccata” “Tre Versi” in Sol min di Domenico Zipoli, canta con note solenni, maestose il momento in cui Gesù sembra disinteressarsi alla morte del suo amico, me si tratta di tenerezza verso i discepoli perché credano in lui:
«Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!».
nell’Andantino con Espressione della Sonata in Re Magg di Mozart, il Pianoforte canta con note dolcissime, struggenti, l’intimo dialogo di Gesù con Marta:
«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
l’Organo della “Chacone” in Sol min di Couperin, racconta con note possenti altamente drammatiche, il momento della risurrezione di Lazzaro:
«Lazzaro, vieni fuori!»
l’Organo de “La Resurrezione – Victimae Paschali laudes” di Bach, racconta con grande solennità la profezia del Sommo Sacerdote Caifa che decreta l’uccisione di Gesù:
«Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!».