26 Novembre 2023 3a Domenica di Avvento
La testimonianza e il profumo degli occhi di Maddalena
Terza domenica di Avvento
26 novembre 2023
omelia di don Angelo
Vorrei ritagliare dal brano del profeta Isaia questo pressante invito di Dio. Un invito a ricordare. In giorni – anche i suoi – di occhi incupiti. Invito a ricordare chi? A ricordare Abramo e Sara. Riascoltiamo: “Guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo, vostro padre, a Sara che vi ha partorito”. Veniamo da loro: cristiani, ebrei musulmani e tutte le nazioni della terra. Non sta forse scritto che in lui sarebbero state benedette tutte le famiglie della terra? E allora “guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti”. Non furono giorni facili neppure per Abramo e Sara. Erano passati venticinque anni da quando erano usciti da Carran con una promessa di discendenza e se ne andavano senza ombra di figli. Quella notte Abramo sfogò con Dio tutta la sua amarezza. Ed ecco Dio “lo condusse fuori e gli disse: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia”.
Dovremmo ricordare che veniamo da Abramo, e anche da Sara! Che subito abbiamo messo dietro le quinte, mentre sta scritto: “Guardate a Sara che vi ha partorito”. Dovremmo dunque ricordare un padre e una madre che attraversarono – e non per una briciola di tempo – il deserto dell’amarezza, e l’invito di Dio a guardare le stelle. Contarle non ci è dato. E che cosa significa per noi oggi uscire dalla tenda e guardare le stelle? Io sono sicuro che voi troverete risposte, per rinfrancare il cuore.
Ebbe fede Abramo e con lui Sara, fede nella promessa di vita, fede in un Dio che è per la vita. Che farà fiorire il grembo di Sara, la sterile. Sto andando oltre con i miei pensieri, ma mi è di aiuto per un aggancio con il brano del vangelo: l’anima di Dio – perdonate se mi esprimo così – è la vita, la passione per la vita: perché amare l’altro vuol dire farlo vivere, farlo fiorire, dargli opportunità di vita. Dare vita è l’anima di Abramo e anche di Sara. La stessa anima di Gesù venuto non perché ci mortificassimo – e voi mi capite – ma perché vivessimo, in pienezza. Ebbene è questo il contesto – purtroppo nascosto – in cui si snodano le parole di Gesù che oggi abbiamo ascoltato.
Era salito per la festa a Gerusalemme; e prima tappa non fu il tempio, ma la piscina alla Porta delle pecore, dove aveva schiodato dalla barella un paralitico che vi era inchiodato da 38 anni. Era di sabato: scandalo! Giovanni scrive: “Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Ma Gesù disse loro: “Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco”. Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio”.
In questo contesto ci sembra di comprendere meglio le parole di Gesù. A favore di lui, più importante della testimonianza del Battista, decisiva è la testimonianza del Padre: lui opera le identiche cose che fa il Padre, il quale dà vita; e il padre opera anche oggi per mezzo di coloro che danno vita. Ebbene è dalle sue opere che si può riconoscere, senza ombra di dubbio, che lui è il figlio di Dio. Vale anche per noi: se le nostre opere aprono alla vita, se fanno respirare.
E si apre così una riflessione sulla testimonianza, sull’essere testimoni. Queste parole di Gesù sono da scolpire, stanno a dirci che in primis testimoni si è con le opere, quelle che noi chiamiamo semplicemente, ma preziosamente, “buone”: accogliendo, sollevando, pregando, costruendo, incoraggiando, consolando, rialzando. riunendo, ricucendo, vegliando, le opere del Figlio dell’uomo, le opere del Figlio di Dio. Il Dio della vita, della creazione, non della distruzione.
Ebbene forse potremmo dare alla testimonianza anche il nome di profumo. Gesù, testimone del Padre, fu in mezzo a noi il profumo di Dio, e noi chiamati ad essere il profumo di Cristo. Lo scriveva oggi Paolo nella lettera ai Corinzi, ricordandoci che Dio “diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo”.
Ed ora mi attraversa un pensiero. Testimoni con le opere, certo. Ma forse ancor prima, con la persona, il profumo della persona. E nella mente mi bussa un pensiero. C’è anche qualcuno che non può fare opere. O può essere arrivato al punto di non poterne fare più. Ho pensato, per esempio, a quelle persone che noi sbrigativamente chiamiamo “disabili”. E sono profumo. Profumo di Gesù. E allora vi racconto una storia, che non mi si cancella, e ha nome Maddalena.
Anni 70, ero parroco in un quartiere di Lecco. Nella Parrocchia un Istituto per bambini e ragazzi disabili, che poi la sera facevano ritorno alle loro case. Quell’anno nella classe dei bambini, che si preparavano alla prima comunione, c’era anche Maddalena, lei non si muoveva, non parlava, era occhi. Ed ecco qualcuno a dire che l’eucaristia non la potevi dare a lei che non ne comprendeva il significato. Sentii come un moto di ribellione dentro. Pensavo che se c’era qualcuno in cui Gesù voleva essere ospitato era Maddalena, con quel suo viso bellissimo. Maddalena prese il pane di Gesù con tutti del gruppo. Lei non era della nostra parrocchia. Più in su si affacciavano le Grigne e spesso nei giorni di festa i suoi genitori vi salivano, raggiungevano le falde dei monti e percorrevano sentieri e boschi portandola sulle spalle. Accadeva spesso che al ritorno in auto, al punto in cui la strada incrociava il territorio della parrocchia, Maddalena cominciasse ad agitarsi. I genitori allora prendevano la via stretta che portava alla chiesa, Maddalena si acquietava. Vi confesso che, nel mio distribuire il pane dell’eucaristia, non ho mai visto nessuno sorridermi come lei. Lei profumo di Gesù. Nemmeno mille processioni eucaristiche – ne sono sicuro – potrebbero pareggiare in testimonianza quel sorriso, il profumo di quegli occhi, gli occhi di Maddalena.
Le Letture
LETTURA Is 51, 1-6
Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore Dio: «Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo, vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai. Davvero il Signore ha pietà di Sion, ha pietà di tutte le sue rovine, rende il suo deserto come l’Eden, la sua steppa come il giardino del Signore. Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e melodie di canto! Ascoltatemi attenti, o mio popolo; o mia nazione, porgetemi l’orecchio. Poiché da me uscirà la legge, porrò il mio diritto come luce dei popoli. La mia giustizia è vicina, si manifesterà la mia salvezza; le mie braccia governeranno i popoli. In me spereranno le isole, avranno fiducia nel mio braccio. Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto, poiché i cieli si dissolveranno come fumo, la terra si logorerà come un vestito e i suoi abitanti moriranno come larve. Ma la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta».
Commento al filmato: è straordinaria l’imponenza, la solennità e maestà delle armonie generate dall’Organo del Präludiumin Do Magg. di Bach; questo brano del Profeta Isaia ne riceve una luce magnifica. – Le note dell’Organo si chiudono, maestose,sull’ultimo versetto: «Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto, poiché i cieli si dissolveranno come fumo, la terra si logorerà come un vestito e i suoi abitanti moriranno come larve. Ma la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta».
SALMO Sal 45 (46)
Nostro rifugio e il Dio di Giacobbe.
Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare. R
Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.
Fremettero le genti, vacillarono i regni;
egli tuonò: si sgretolò la terra. R
Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra. R
Commento al filmato: lo spettacolare dialogo dei due Corni con l’Orchestra nello splendido Allegro del Concerto in Fa Magg. di Vivaldi, descrive con toni solenni il Responsoriale Nostro rifugio è il Dio di Giacobbe tratto dal Salmo 45/46 dei figli di Core; particolarmente maestose sono le note finali dei Corni sull’ultimo versetto: «Il Signore degli eserciti è con noi, nostro baluardo è il Dio di Giacobbe. Venite, vedete le opere del Signore, egli ha fatto cose tremende sulla terra.»
EPISTOLA 2Cor 2, 14-16a
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, siano rese grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.
Commento al filmato: le note serene, gioiose del Pianoforte nel delizioso “Praeludium” da “Prelude and Fughetta” di Bach, creano armonie cariche di «profumo di Cristo nel mondo»che illuminano questo inno di gratitudine a Dio «il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo»
VANGELO Gv 5, 33-39
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me».
Commento al filmato:le note appassionate dell’Orchestra della “Variation XI”da “Enigma Variations” di Edward Elgar raccontano con armonie struggenti l’accorato rimprovero di Gesù ai Giudei increduli:
«Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati.»