5 Marzo 2023 2a Domenica di Quaresima Omelia di don Angelo
La storia del pozzo
Seconda domenica di quaresima
5 marzo 2023
omelia di don angelo
E dove sostare? Al monte Sinai o al pozzo di Sicar? Alle parole del monte o a quelle del pozzo?
Dio parlava a Mosè: “Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano”. Forse possiamo capire lo stato d’animo del popolo, che, alla falde del monte, reagisce, dicendo a Mosè: “Parla tu a noi e noi ascolteremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!”. Come dicessero: ”Teniamo a buon conto una distanza! E a parlarci sia un mediatore”. Quasi cancellassero ”il parlarsi uno in viso all’altro”. Così presso il monte.
Ma voi già immaginate che farò sosta – sosta breve per non violare l’intimità – al pozzo. Dove accadde un rovesciamento. Al pozzo sono cancellate le distanze e ci si parla senza mediatori, in una intimità inviolata, anche perché in quell’ora stupita – e anche il sole, immagino, stupito – non c’era di mezzo nessuno, non c’era ombra di discepoli: se n’erano andati in città a far provvista di cibi. E cibo, e acqua zampillane, per i due assetati era quel parlarsi.
Alla mente si affollano pensieri sul “parlarsi”. Parlarsi. E non è forse vero che sino a qualche anno fa, di una ragazza e di un ragazzo, che incominciavano a frequentarsi, in gergo dialettale si era soliti dire: “si parlano”? E magari passavano minuti e minuti in silenzio. Parlarsi. Ecco io quest’anno non sosto tanto sulle parole di Gesù e della donna samaritana, ma sul loro suono; poi lascio a voi leggerle, ma con quel suono che vi sarà dato di scoprire leggendole. Spesso è, come le parole suonano, che fa la differenza: dal tono capisci chi hai davanti.
Capitò anche alla donna samaritana. Ben prima di dare nome di Messia a quel giovane rabbi di Nazaret, gli diede – lo possiamo immaginare – nome di “pozzo”, come presa al suono delle parole, presa dall’incanto di quel parlarsi, libero come la luce degli occhi, con franchezza, senza ombra di dominio, con sete l’uno dell’altra, senza il frapporsi di mediazioni, senza obbligo di esibire passaporti religiosi o moralità acclarate. E infatti sulla storia dei mariti, lui non aveva indurito la voce come giudice spietato o come duro inquisitore. Lei senti le parole come un indugio a suggerire altro, a suggerirle una domanda sulla sete – la domanda che pone anche a noi – quasi volesse farle pensare che la sua era sete di altro.
Alla fine, scoprirono di essere entrambi in sete l’uno dell’altro. Lui dimenticò che, assetato, aveva chiesto da bere alla donna; lei dimenticò al pozzo la brocca, con cui avrebbe dovuto attingere acqua. A prevalere era stata un’altra sete, avevano bevuto ad altro pozzo.
Ebbene, quando proponiamo, percorsi dello spirito ci viene più spontaneo ricordare che noi abbiamo sete di Dio, che il pozzo è Dio, è Gesù. E benedetti coloro che ci ricordano questa sete insopprimibile che ci portiamo dentro e che Gesù, le sue parole, i suoi gesti, sono “acqua viva” e non stagnante, “una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”.
Ci viene meno spontaneo invece pensare che pozzo per Dio possiamo essere noi, che pozzo per Gesù possa essere stata una donna. Anche noi, pozzo e acqua di cui lui ha sete. Come se senza di noi gli mancasse qualcosa e fosse triste. Ci hanno insegnato che Dio è autosufficiente e non gli manca nulla. E invece gli manchiamo noi. Il Rabbi fu pozzo per la donna, la donna fu pozzo per lui. E i discepoli? Dopo essersi meravigliati che stesse parlando con una donna, ecco ora a meravigliarsi che non avesse né sete né fame, sin quasi a sospettare che la donna gli avesse portato da mangiare. Come orizzonte erano rimasti al cibo, di cui avevano fatto provviste in città. Ancora lontano da loro il pensiero che pozzo e pane e acqua possa essere per te un incontro e dono parlarsi, e grazia svelarsi l’un l’altro pensieri, biografie del cuore, storie che raccontano di te, storie passate e storie ancora in attesa nei sogni, in attesa di primavere.
Dovette essere emozionante per la donna sentire che il suo deserto, al suono di quelle parole, iniziava a fiorire; ma emozionante dovette essere, penso, anche per Gesù leggere negli occhi della donna l’accadere del suo sogno, il sogno di essere seme e soffio di vita sui campi. Alla fine si trovò a sognare colori di campi, in anticipo di stagioni, e gli vennero parole di commozione, queste: “Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura”. Perdonate, a me sembra che ancora oggi ci dica “Alzate i vostri occhi e guardate”. Guardate che cosa accade quando ci si parla. E guardate anche che cosa accade quando non ci si parla o si lascia spazio a parole dure, irripetibili, spietate, la crudezza del deserto, il deserto della disumanità, le stragi. E nessuna primavera. Anche se sui calendari la troveremo scritta, tra poco.
Dentro questo orizzonte finisco lasciandovi una domanda, a proposito di città samaritane. Chissà perché. Nei vangeli troviamo scritto di discepoli mandati in avanscoperta in un villaggio di Samaritani: trovarono rifiuto, porte chiuse. Non sappiamo che parole abbiano usato, sappiamo che poco dopo avrebbero voluto pregare che un fuoco dal cielo li incenerisse. Oggi dei samaritani troviamo scritto che uscirono dalla città e quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Tutto accadde per voce di una donna, bastò una domanda: “Che sia lui il Cristo?”. Forse c’è da capire. Non si è mai finito di capire.
LETTURA Es 20, 2-24
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!». Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su di voi e non pecchiate». Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura dove era Dio. Il Signore disse a Mosè: «Così dirai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto che vi ho parlato dal cielo! Non farete dèi d’argento e dèi d’oro accanto a me: non ne farete per voi! Farai per me un altare di terra e sopra di esso offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò far ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò”».
Commento al filmato: le note solenni, austere, dell’Organo della stupenda “Fuga”in Do min di Bach cantano con armonie che potremmo dire religiose, questo passo dell’Esodo, questa“teofania al Sinai e la rivelazione del Decalogo.”:
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso
SALMO Sal 18 (19)
Signore, tu solo hai parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R
Ti siano gradite
le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. R
Commento al filmato:è di una bellezza emozionante l’Allegrodel Concerto in Re Magg di Mozart; il Salmo 18/19 del Responsoriale, «Signore, tu solo hai parole di vita eterna.» – riprodotto interamente nel filmato – ne viene illuminato di una luce abbagliante; il Corno solista e l’Orchestra si impegnano in un dialogo gioioso, spumeggiante, cantano con toni esultanti:
Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore.
EPISTOLA Ef 1, 15-23
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.
Commento al filmato: è radiosa bellezza quella dell’Allegro dal Concerto in Re min di Bach, le note gioiose dell’Oboe, del Violino solista e dell’Orchestra, si dipanano in un dialogo esultante per cantare l’esortazione di San Paolo agli efesini:
Il Padre vi dia uno spirito di rivelazione per comprendere la grandezza della sua potenza, che egli manifestò in Cristo.
VANGELO Gv 4, 5-42
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete ». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Commento al filmato:le note ritmate, profonde, struggenti dei Violoncelli solisti, nello splendido “Allegro”del Concerto “Brandemburghese” in Si b magg di Bach, raccontano con toni quasi di mistero l’impressionante episodio dell’incontro di Gesù con la Samaritana; ci sembra di vivere in diretta le emozioni della donna di Samaria cui Gesù apre il cuore con poche intense parole:
Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».