7 Maggio 2023 5a Domenica di Pasqua Omelia di don Angelo
Tenda dello Spirito ogni donna, ogni uomo
7 maggio 2023 Quinta domenica di Pasqua
Omelia di don Angelo
E’ come se nelle letture di oggi si abbracciassero dimensioni del vivere che sembrano agli antipodi: Intimità e sconfinamento; fare indugio nell’anima e andare per strade e per case. E non sarà che, più abiti l’anima, e più sconfini per strade e case? E più sconfini per case e strade, più ti si riempie l’anima?
Su ciò che accade nell’anima alludono, sino a commuovere, le parole di Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.
Le parole aprono scorci su ciò che accade quando ci si ama: ci si sente abitati, come se qualcuno avesse preso dimora in noi. Accade anche nei nostri amori umani. E Gesù lo dice ai discepoli, lo dice in vigilia di andarsene, lo dice di sé e del Padre: “Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Una presenza di Dio. E noi tenda.
La mente corre alla tenda del Convegno e all’arca dell’Alleanza che accompagnavano gli ebrei in una logorante, traversata di deserti, quarant’anni; quella tenda era segno di una presenza di Dio, compagno di cammino e di soste, giorno e notte.
Poi venne Gesù, mise la tenda un mezzo a noi, tenda da pastore bello, per strade e lago e case e monti di una terra che noi chiamiamo santa, terra che oggi ci lascia sgomenti per la violenza di cui è fatta segno, terra violata.
Ed ora potremmo forse parlare dell’ultimo approdo della tenda: Dio prende dimora presso di noi, la tenda di Dio siamo noi. La bellezza di essere abitati e – mi verrebbe subito da aggiungere – il rischio di lasciare l’ospite solo, come non ci fosse, di uscire dalla casa dell’interiorità, disabitati; andare come automi, manichini trascinati dal ritmo prepotente delle cose, senza passioni. L’ospite dà passioni.
Il brano regala altre suggestioni che lascio alla vostra sensibilità. A colpirmi è una precedenza annotata con vigore da Gesù: la radice, da cui nasce l’osservanza della sua parola, dei suoi comandamenti, è l’amore, prima l’amore: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola”. Mi chiedo se i percorsi della fede non corrano ancora oggi talvolta questo rischio: dare comandamenti prima di aver fatto innamorare, prima di aver dato l’opportunità di innamorarsi di Gesù con il racconto sorprendente del vangelo. La sorpresa, prima dei comandamenti.
E ancora una suggestione: Gesù invita ad osservare i “suoi” comandamenti, la “sua” parola. Ebbene a chi di noi si chiedesse quali sono i “suoi” comandamenti – e pongo l’accento sul “ suo” – Gesù risponde usando il singolare e fa chiarezza, inviolabile: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Capite che cosa ci chiede l’ospite?
E c’è un “come” che tiene una vita. Sì, perché non ci basterà una vita per sorprendere “come” lui ci ha amati. Ci toccherà riprendere dalla prima pagina il vangelo quando siamo all’ultima: e ogni volta scoprire sfumature sorprendenti del suo modo di amare.
Accade così che l’ospite ci chieda di uscire: “Amatevi…”. Sconfinate.
E così faccio approdo al racconto degli Atti degli Apostoli. Purtroppo il brano, per via della sua lunghezza, è stato impietosamente sforbiciato perdendo perle. Accadono visioni sia nella casa di Giaffa dove è in sosta Pietro, sia nella casa di Cesarea dove abita il centurione Cornelio. Quasi a dieci che i suggerimenti dall’alto accadono ovunque, arrivano a tutti credenti, non credenti, diversamente credenti. Anzi il racconto annota che alla visione, che chiede di invitare Pietro, il centurione pagano risponde senza esitazioni Non così Pietro che si appella a prescrizioni religiose e dichiara che mai entrerà in casa di impuri, mescolandosi a pagani. E nella visione Dio a intimargli di non dare nome di impuro o di profano a nessuno.
E qui mi si apre un interrogativo. Ma non erano stati – lui, Pietro e gli altri discepoli – per tre anni al seguito del Rabbì di Nazaret? Non lo avevano visto entrare nella casa di Zaccheo, il pubblicano? Non lo avevano sentito dichiarare “grande” la fede di un altro centurione che chiedeva guarigione per il suo servo? Non aveva forse detto che in tutto Israele non aveva mai trovato una fede simile a quella della donna sirofenicia, che gli aveva ricordato che non si negano briciole di pane ai cagnolini, ai pagani?
Ed ora?Anche Pietro aveva dimenticato. Ma entrando nella casa di Cesarea si ricordò delle parole della visione, disse. “Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo”. Poi gli toccò una scoperta stupefacente: i pagani, non solo non erano profani e immondi; erano abitati dallo Spirito. E’ scritto: “Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo”. Guai a ingabbiare lo Spirito.-
E’ successo e ancora oggi può succedere.. Qualche anno fa, Papa Francesco ringraziava con queste parole il card. Tolentino Mendonça che aveva tenuto un corso di Esercizi spirituali in Vaticano: “Grazie per averci ricordato che la Chiesa non è una gabbia per lo Spirito Santo, che lo Spirito vola anche fuori e lavora fuori. E con le citazioni e le cose che Lei ci ha detto ci ha fatto vedere come lavora nei non credenti, nei “pagani”, nelle persone di altre confessioni religiose: è universale, è lo Spirito di Dio, che è per tutti. Anche oggi ci sono dei “Cornelio”, dei “centurioni”, dei “guardiani del carcere di Pietro” che vivono una ricerca interiore o anche sanno distinguere quando c’è qualcosa che chiama. Grazie per questa chiamata ad aprirci senza paure, senza rigidità, per essere morbidi nello Spirito e non mummificati nelle nostre strutture che ci chiudono”.
Tenda dello Spirito ogni donna, ogni uomo.
Le Letture
LETTURA At 10, 1-5. 24. 34-36. 44-48a
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Vi era a Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica. Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno, verso le tre del pomeriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c’è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio ed egli si è ricordato di te. Ora manda degli uomini a Giaffa e fa’ venire un certo Simone, detto Pietro». Il giorno dopo Pietro con alcuni fratelli arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi che aveva invitato. Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti». Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo.
Commento al filmato: Gioia ed esultanza incontenibili proviamo nell’ascolto dello spettacolare “Allegro Assai” dal Concerto in Sol min di Bach – è un canto ardente, impetuoso quello dell’Orchestra che racconta l’inizio dell’Annuncio del Vangelo ai pagani:
Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo.
SALMO Sal 65 (66)
Grandi sono le opere del Signore.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere! R
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini. R
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R
Commento al filmato: è gioia ed esultanza travolgente quella che ci coglie nell’ascolto dei due tempi “Allegro” dello spettacolare Concerto in Re Magg. di Mozart – il Corno e l’Orchestra si scatenano in un dialogo spumeggiante, gioioso, raggiante per cantare:
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!».
EPISTOLA Fil 2, 12-16
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato.
Commento al filmato: è emozione pura quella che ci coglie nell’ascolto dello stupendo “Adagio” del Concerto in Sol Magg “Alla rustica” di Vivaldi; gli accordi dell’Orchestra, di stupefacente bellezza, cantano con armonie dolcissime e appassionate l’esortazione di San Paolo ai Filippesi:
Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa.In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita.
VANGELO Gv 14, 21-24
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non
osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».
Commento al filmato: c’è tutta la tenerezza di Gesù nelle note struggenti, appassionate della Tromba dello splendido “Lento” dal Concerto in Sol min di Vivaldi, è una tenerezza che il canto della Tromba porta sino a noi con le parole di Gesù:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.