8 Dicembre 2023 Immacolata Concezione – Omelia di don Angelo
Racconta la grazia che tocca la storia
Immacolata
8 dicembre 2023
omelia di don Angelo
Immacolata concezione di Maria: la si può anche predicare; e qualcuno di noi, certo, ricorda predicazioni suggestive. O forse si può anche parlarne osando piccoli chicchi di parole umili, e poi fare silenzio e contemplare. E poi scendere nella vita.
Il mistero si apre e si chiude in quel segreto dell’accendersi della vita che chiamiamo “concepimento. E racconta di Maria che fu ”concepita senza macchia”, o meglio, in positivo, vorrei si dicesse: “concepita nella pienezza della grazia”, cioè della bellezza.
E che cosa possiamo dire di più? In fondo anche il brano del vangelo oggi sta in poche righe: “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te»”.
Una ristrettezza di righe. Quasi mi venisse detto che sarebbe una pretesa volere sapere di più o volere dire di più. .
E chi d’altronde – non so se ci avete pensato? – poteva sapere che lei era stata concepita nella pienezza della grazia? Non i genitori di Maria: nell’atto di concepire, solo un sognare… e pulsò la luce. E nemmeno Maria per tutto il tempo di quel suo sbocciare e crescere come fiore, sino al giorno in cui un angelo entrò nella casa senza bussare e la chiamò con un nome che forse poteva alludere alla luce piena dell’inizio: l’angelo sul principio le cambiò nome, la chiamò “ricolmata di grazia”; riconosciuta da un angelo, da Dio, come la “ricolmata di grazia”, di bellezza. Forse nemmeno lei sapeva di esserlo stata dal suo primo battere di vita. E nessuno nel villaggio. Dove tutti la vedevano uguale – apparentemente uguale – alle altre donne: aveva un marito e un figlio per cui stravedeva, andava alla fontana come tutte le donne ad attingere acqua, tesseva vestiti e impastava farine, onorava i sabati nella sinagoga, era nelle carovane che salivano per la Pasqua a Gerusalemme. Anche lei a preoccuparsi per quel suo figlio che proprio non si risparmiava; la chiamavano Maria come tante delle loro donne, e non la “ricolmata di grazia”. Niente di straordinario.
Questo per dire una cosa che può sembrare persino ovvia: che il divino passa per vite che sembrano all’apparenza uguali, niente di straordinario; e a renderle speciali non e la casa che hai, il lavoro che fail, Il paese che abiti. Lei Maria uguale, ma speciale. Anche noi a volte diciamo: “Tu sei speciale”. E lo diciamo a donne e uomini che fanno le cose che fanno tutti. A renderli speciali non è una esibizione esterna, è la luce che li abita.
Vorrei fare sosta sul divino che passa nella storia. So di andare controcorrente, ma a volte ho come la sensazione che, per dire la specialità di Maria, abbiamo acceso luci esterne, decorato la sua casa, elevato colonne, l’abbiamo vestita di abiti vistosi o dato gesti che non furono mai sue abitudini, rendendola inaccessibile, lontana, mentre a me sembra prezioso sostare a immagini di lei nelle cose che furono la sua vita, dove la luminosità la sorprendevi nei suoi occhi.
Mi accadde di scrivere: “Non ti riconosco”:
Sosto a cappelle
e non ti riconosco.
Ti hanno giunte le mani
gesto che non ti appartiene.
Forse solo le sollevavi
imploranti al tuo Dio.
O forse solo stavi
curva
rannicchiata nel tuo nulla.
Così più non ci è dato
riconoscerti
nel nero grembiule
che ti appartiene
per sempre.
Il grembiule. O le Madonne che allattano – troppe, per falso pudore ne abbiamo cancellate o velate – . E così abbiamo cancellato o velato il divino che è anima dei gesti, la pienezza della grazia che fa fiorire la vita, proprio mentre assistiamo sgomenti a un esplodere della brutalità.
Forse il grembiule e le madonne del latte ci farebbe memoria dei nostri giorni, per immagini che sarebbe disumanità pura oscurare, quelle delle mamme che allattano e persino mettono al mondo bambini su barconi in un mare di ghiaccio o quelle di mamme che stringono figli sotto delirio di bombe in una terra a noi sacra; più di 5300 bambini hanno contato tra gli uccisi prima della tregua di pochi giorni fa.
Maria di Nazaret ricolmata di grazia, di bellezza, dall’origine, non permetterebbe di essere celebrata come perduta in un limbo lontano. Racconta la grazia che tocca la storia.
Ce lo ha ricordato papa Francesco aggiungendo in questi giorni tre invocazioni alla litania del rosario: “Mater misericordiae”, Madre della Misericordia; “Mater spei”, Madre della Speranza; “Solacium migrantium”, soccorso, rifugio dei migranti.
LETTURA Gen 3, 9a. 11b-15. 20
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato ». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Commento al filmato: le note “narrative”, cariche di speranza dello splendido “Allegro” del Concerto in Si min da “L’Estro Armonico” di Vivaldi, “raccontano” questi versetti della Genesi che si chiudono con la promessa della Redenzione attraverso “la Donna”:
«Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
SALMO Sal 86 (87)
Di te si dicono cose gloriose, piena di grazia!
Sui monti santi egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! R
Iscriverò Raab e Babilonia
fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia:
là costui è nato.
Si dirà di Sion: «L’uno e l’altro in essa sono nati
e lui, l’Altissimo, la mantiene salda». R
Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti». R
Commento al filmato: le note di “Danza Pastorale” dell’Organo nel Concerto di Corrette cantano con armonie affascinanti il Salmo del Responsoriale:
“Il Signore registrerà nel libro dei popoli: «Là costui è nato». E danzando canteranno: «Sono in te tutte le mie sorgenti».”
EPISTOLA Ef 1, 3-6. 11-12
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
Commento al filmato: la cascata cristallina di note appassionate di questo “Allegro Molto” delle Sonata in Do min di Beethoven, ci fa vivere intensamente tutta l’esultanza che dovranno aver provato i cristiani di Efeso ascoltando l’Apostolo delle Genti proclamare un tale inno di lode al Signore:
«Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.»
VANGELO Lc 1, 26b-28
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
Commento al filmato: lo spettacolare“Allegro Molto”dal Concerto in Do di Vivaldi illumina di esultanzatravolgente il racconto dell’annuncio dell’Angelo a Maria «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».– Una luce particolare ci viene dalle straordinarie immagini dell’Annunciazione: del Guercino, di Beato Angelico, di Pietro Cavallini e, ancora, di quella stupenda tutta d’oro, di Beato Angelico.