9 Marzo 2025 1a Domenica di Quaresima Omelia di don Angelo
Arretra il vecchio del mondo al tepore della luce
Prima domenica di quaresima
9 marzo 2025
omelia di don Angelo
Ancora una volta frammenti, raduno frammenti; e non è detto che sempre facciano cucitura.
Due li sorprendo nel brano di Gioele. Dio, pronto a ravvedersi riguardo al male. Ravvedersi. Siamo soliti presentare la quaresima come un tempo per ravvederci noi e le tinte sono abiti bui, in primo piano il nostro male. Che può sì indignare anche Dio, perché Dio è anche passione. Ma lui, per grazia, è un Dio pronto a ravvedersi riguardo al male. All’inizio non sta un volto rabbuiato. Sentite la bellezza di queste parole: “Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione?”. Un tempo in cui Dio lascia dietro di sé una benedizione. E’ nell’aria: non la cupezza, una benedizione.
Perché dico nell’aria? Perché il tempo della benedizione Dio lo desidera esteso, non rimpicciolito: “Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti”. E dunque fate quello che potete per cambiare l’aria.
Da dovei si comincia dalla bellezza di un Dio che si ravvede riguardo al male, non è di quelli che “peggio per te” o “te lo sei meritato”o “con te non c’è nulla da fare”. No, riguardo al male lui si ravvede; e, così sino all’ultimo, sino alla croce. Gli dice – ultimo sforzo per farsi sentire – : “Oggi sarai con me in paradiso”. Ecco dove arriva la benedizione. Passa Dio in questi giorni, lascia dietro di sé una benedizione: lo penso e mi si allarga il cuore.
Da dove poi si comincia? Dal deserto: a suggerirlo il brano delle tentazioni di Gesù che le liturgia ci propone ogni anno al fiorire, come primavera, della quaresima.
E’ come se la comunità chiedesse a Matteo: “Racconta se anche Gesù, come noi, conobbe la tentazione del Maligno, il richiamo sottile e e spregiudicato del male”. E Matteo, da grande artista, raduna in una rappresentazione fascinosa, con simboli potenti, le tentazioni, respinte da Gesù nell’arco del suo ministero. Che sono quelle di sempre. La ricchezza, il pane senza sudarlo: “Di’ che queste pietre diventino pane”; il successo, la vita come esibizione di sè: “Gettatl giù”; il mito del dominio, monte altissimo, tutto e tutti ai miei piedi: “tutte queste cose ti darò”.
Un modo di vedere la vita che fa scuola ancora oggi, si insinua sottilmente in noi, semplicemente l’opposto del regno di Dio cui Gesù darà avvio sulla terra: “Beati i poveri, i miti, i non corrotti…”, le beatitudini.
Il racconto di Matteo da un lato può destare inquietudine per il potere che sembra attribuire al Maligno, potere di seduzione: ti porta di qui e di là, potere di influenzare, sfrontato, spavaldo. Ma se osserviamo più da vicino, il racconto fa splendere a tutto cielo e canta la libertà di resistere al male di Gesù, la forza di sostenere, viso aperto, il confronto. Apparentemente disarmato a fronte dei sofisticati mezzi in possesso dell’altro, lui vestito di umanità fragile – agli occhi dei più nessuno – schiena dritta, gli resiste. Dopo essere stati con il fiato sospeso una scia luminosa nel racconto. La telecamera dopo essere impazzita dietro piani alti del tempio e cime di monti, dietro deliri di onnipotenza che tolgono il fiato, ora ritorna a inquadrare il deserto, ti ritrovi al piano, in una visione di incredibile serenità, oserei dire di dolcezza: “Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”. L’evangelista Marco fa un aggiunta: “Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”. E’ come se Gesù ci rincuorasse: il Maligno non ha un potere assoluto, cui piegarci rassegnati. Possiamo – anche se non ci è risparmiata fatica – metterlo spalle al muro e scegliere un modo nuovo di leggere la vita, quello custodito nelle parole e nei gesti del Signore Gesù. Se mettiamo a contatto di luce la vita, arretra il vecchio del mondo che si è annidato in noi; e al tepore della luce un fiorire, in noi e sulla terra.
E’ giunto il tempo – mi sembra – che si raccolgano annunci di speranza: il male è arrendersi a chi strumentalmente genera disfattismi e chiama alla resa. Anche i rami, che nell’inverno nudi sembravano alludere alla fine di tutto, oggi si inteneriscono, si protendono gli uni verso gli altri, da un lato all’altro della strada. La linfa scorre nel segreto: li abitava un segreto desiderio di abbracciarsi, intenerimento da fragilità. Facciamo parlare la speranza. E’ quaresima, mandiamoci parole e immagini in soccorso della sorellina speranza. Non importa quali. Mi si associa per grazia una foto, inoltrata da una amica giorni fa: tra le macerie di Gaza una tavolata per la fine del primo giorno di Ramadam, banchetto dei poveri a nutrire sogni.
Mettiamo a contatto di vita parole e immagini in soccorso della bellezza. Oggi chiuderemo la celebrazione con il rito delle ceneri: la cenere di cui veniamo cosparsi è quella dei rami d’ulivo, l’albero che è stato testimone dell’estremo patire di Gesù, la notte dell’agonia nel Getsemani.
Ebbene nelle antiche culture agricole, la cenere di alcune piante veniva mescolata e gettata nel solco insieme al seme; serviva a rianimare quel seme, a dargli vigore. “La cenere che ci viene posta sulla fronte” scrive padre Vannucci “non è segno di cordoglio, di penitenza, ma essendo la cenere di ulivo, simbolo di Gesù, indica che veniamo rianimati dall’essenza di Gesù. Non è perciò un gesto dì penitenza, ma gesto di rianimazione, perché Gesù cresca e giunga in noi a maturazione. Il credente diventa vivente, come la terra del primo uomo che, per il soffio di Dio, si trasformò in carne viva, consapevole del suo grande destino”.
Quasi a eco le parole di papa Francesco dal luogo della sua fragilità: “Le ceneri ci ricordano che siamo polvere, ma ci incamminano verso la speranza a cui siamo chiamati, perché Gesù è disceso nella polvere della terra e, con la sua Risurrezione, ci trascina con sé nel cuore del Padre”.
Letture
LETTURA Gl 2, 12b-18
Lettura del profeta Gioele
Così dice il Signore Dio: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male». Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio. Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo tàlamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: «Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti». Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov’è il loro Dio?». Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo.
Commento al filmato: in questo splendido“Allegro” del Concerto in Fa Magg “Il Proteo O Sia Il Mondo Al Rovescio” di Vivaldi, Violino e Violoncello si scatenano in un dialogo frenetico, appassionato con l’Orchestra, per cantare l’esortazione emozionante del Signore al Suo Popolo, per bocca del Profeta:
Così dice il Signore Dio:
«Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male».
SALMO Sal 50 (51)
Rendimi puro, Signore, dal mio peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R
Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe. R
Commento al filmato: le note sognanti del Pianoforte nello stupendo “Des Abends – Sehr Innig Zu Spielen”(La sera – gioca molto intimamente) da Fantasiestücke (brani fantasia), di Robert Schumann, cantano, supplici, il Responsoriale:
Rendimi puro, Signore, dal mio peccato.
EPISTOLA 1Cor 9, 24-27
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato.
Commento al filmato:le note frenetiche dello spettacolare “Finale” della Sonata in Do min di Beethoven, raccontano con toni appassionati, l’energica, è il caso di dirlo, raccomandazione di san Paolo ai Corinzi:
Fratelli, non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo!
VANGELO Mt 4, 1-11
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Commento al filmato:le armonie arcane, aspre, del tempo “Massig Bewegt (“Ach Gott, wem soll ich’s Klagen”)” nella “Sonata III per Organo (su un canto popolare)” di Paul Hindemith, raccontano l’assalto furibondo ma suadente del tentatore sino alla sua cacciata finale: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose:
«Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».