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ArteMusicaPoesia

Il restauro dell’iconafilmato:

Ottava del Natale del Signore

1 Gennaio 2025

omelia di don angelo

Quattro righe di Vangelo e si fa inizio dell’anno nuovo.

Le tengo come un’icona, la vorrei custodita sul portale dell’anno nuovo.

Nel piccolo brano di Luca odo suoni e odo silenzi. Odo suono di voci: sono i pastori che per strade raccontano la storia dell’accaduto in una mangiatoia. Pensate, la prima omelia fu omelia di pastori – sì, perchè omelia in lingua greca ha significato di racconto – prima omelia dentro il chiaro di un mattino, dopo la notte santa, voci per strada. Era racconto di speranza. Anche il giubileo fa invito ad essere pellegrini di speranza, è la speranza da raccontare. E mi auguro parole che siano racconto, vorrei augurarle a tutti, anche a questo anno santo. Bene organizzare, ma ci rimanga la spontaneità del racconto, di un racconto nei vestiti del feriale, quelli di tutti i giorni, non l’artificio dei discorsi da cerimonia, che fanno il lustro di poche ore.

Nel brano di Luca  odo suono di racconti di pastori, ma odo anche silenzi, il silenzio di Maria, per poco ancora, penso, in quell’alloggio di fortuna. Chissà il bambino aveva smesso di piangere: forse era per fame, lo aveva allattato. Si era fatto silenzio; e lei ora poteva fare sosta dentro. Luca scrive:” custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

Ne aveva tante, proprio tante di cose, da custodire, da decifrare, di cui capire il senso, per poi tenerle strette nel cuore. Ci auguriamo anche noi silenzi, noi spesso, troppo spesso consumati come siamo da frenesia di notizie, una dopo l’altra, una sull’altra;   e non un indugio a uno sguardo più profondo, non un farsi domande,  cercare un senso,  trovare strade che portino a un bene, e non per pochi, per tutti.

E chissà – vedete come vado fantasticando – se nel suo meditare, forse appoggiata dolcemente a Giuseppe, Maria sarà anche andata con i  suoi  pensieri all’otto giorni dopo, quando il suo bambino, il figlio dell’Altissimo l’avrebbero circonciso e gli avrebbero dato nome Gesù, abbreviazione di Jehoshua, che significa “il Signore salva”. Né a lei né a Giuseppe sarebbe venuto forse quel nome, venne da Dio per voce di angelo. E ora, nel suo custodire pensieri, era arrivata a dirsi che era bello avere un figlio che avesse nome “Il Signore salva”.

Il breve brano di Luca oggi finiva con questo nome e con questo nome apre l’anno nuovo; con questo nome –  ricordiamolo – apre anche l’anno santo. E’ la vera icona che sta a illuminare la porta. Perché la porta vera di ognuno che si fa pellegrino è lui. Non è forse vero che proprio lui si diede nome di porta e disse: “Io sono la porta delle pecore”, di noi che, chi più chi meno, siamo pecore smarrite. Gesù porta: forse non ci rendiamo conto – perché non stiamo nella compagnia e nei racconti di uomini e donne del nostro tempo –di quanto abbiano rovinato l’icona Gesù con  immagini e proclamazioni in passato e non solo. Sino a farlo diventare non porta. ma muro, sbarramento, respingimento. E potrebbe essere esercizio prezioso di un anno santo restaurare. Restaurare la porta Gesù  e riaprirla. Dico restaurare la porta, ridando a lui il nome”il Signore salva”: mi salva con il perdono dal mio naufragio e apre a speranza. “Salvatore di coloro che si disperano” lo cantava un’antica antifona latina: ”Desperandorum salvator”.

Porta della speranza: è la virtù su cui vuole accendere gli occhi l’anno santo. “Per tutti” scrive papa Francesco “possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, «porta» di salvezza, con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale «nostra speranza»”.

E aggiunge: “Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza.

Che sia un’occasione per sostare sull’immagine della porta? Aprire porte, chiudere porte, passare per porte?

“La porta” ha scritto in questi giorni Marco Garzonio “è realtà e simbolo d’una società che può guardare al futuro con speranza o regredire a forme arcaiche e tribali fondate su diffidenza, ostilità, autodifesa, eliminazione dell’altro. Si può aprire la Porta Santa d’una grande chiesa a donne e uomini che si riconoscono pellegrini, cioè stranieri a sé stessi, vogliono rimediare alle loro ombre, chiedere perdono per egoismi, disuguaglianze, violenze, sopraffazioni”.

Chiudo con l’invito di papa Francesco nell’omelia di Natale, parole luminose nella loro concretezza: ”Senza indugio, andiamo a vedere il Signore che è nato per noi, con il cuore leggero e sveglio, pronto all’incontro, per essere capaci di tradurre la speranza nelle situazioni della nostra vita. E questo è il nostro compito: tradurre la speranza nelle diverse situazioni della vita. Perché la speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente, non è l’happy end di un film: è la promessa del Signore da accogliere qui, ora, in questa terra che soffre e che geme. Essa ci chiede perciò di non indugiare, di non trascinarci nelle abitudini, di non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia; ci chiede – direbbe Sant’Agostino – di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle; ci chiede di farci pellegrini alla ricerca della verità, sognatori mai stanchi, donne e uomini che si lasciano inquietare dal sogno di Dio, che è il sogno di un mondo nuovo, dove regnano la pace e la giustizia”.

Letture

LETTURA Nm 6, 22-27

Lettura del libro dei Numeri

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Commento al filmato: le note dolcissime, ritmate del Pianoforte nella luminosa “Courante” dalla Suite in La Magg di Bach, esprimono tutta la tenerezza del Signore in questo Suo dialogo a Tu per Tu con Mosè: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo:

“Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore / e ti custodisca.»

SALMO Sal 66 (67)

Dio ci benedica con la luce del suo volto.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,

su di noi faccia splendere il suo volto;

perché si conosca sulla terra la tua via,

la tua salvezza fra tutte le genti. R

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,

perché tu giudichi i popoli con rettitudine,

governi le nazioni sulla terra. R

Ti lodino i popoli, o Dio,

ti lodino i popoli tutti.

Ci benedica Dio, il nostro Dio,

e lo temano tutti i confini della terra. R

Commento al filmato: in uno stupendo “Allegro: Piano Sempre” dal Concerto in La min di Vivaldi, il Fagotto con l’Orchestra illuminano di bellezza questo Responsoriale – Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. – tratto dal salmo 66/67, cantando uno stupendo inno di lode:

Ti lodino i popoli, o Dio,

ti lodino i popoli tutti.

Ci benedica Dio e lo temano

tutti i confini della terra.

EPISTOLA Fil 2, 5-11

Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi

Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Commento al filmato: è di una bellezza stupefacente questo “Allegro” dal “Concerto Con Molti Istromenti” in Do Magg. di Vivaldi; le sue armonie gioiose, esultanti, che raccontano l’insegnamento di san Paolo ai filippesi, fanno venire alla mente le emozioni che suscita in noi il versetto 8 del salmo 4: «Hai messo più gioia nel mio cuore di quando abbondano vino e frumento.» – con questa gioia cantiamo al Nome di Gesù:

«Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.»

VANGELO Lc 2, 18-21

✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Commento al filmato: stupore, contemplazione, sogno, questo proviamo nella lettura di questo passo del Vangelo di Luca, e questo ci trasmettono le note intense del Pianoforte di “Waldscenen, Eintritt – Nicht Zu Schnell (Scene della Foresta, Ingresso – non Troppo Veloce)” di Robert Shumann che cantano:

Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.

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