chiesa di san Vito – Barzanò
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Chiesa di san Vito Barzanò – la storia
(da: “il ciclo di affreschi della Parrocchiale di Barzanò” di Chiara e Elena Beretta)
Entrando nella chiesa parrocchiale di Barzanò, si notano subito i numerosi affreschi presenti; presto si viene attratti da una scena curiosa e familiare o da un personaggio particolare, che per la sua forza rappresentativa cattura lo sguardo e attiva la fantasia.
Ma che cosa rappresentano realmente questi affreschi? È possibile trovare un collegamento tra i diversi riquadri?
Per capire cominciamo facendo un salto all’indietro di oltre ottant’anni.
Negli anni Trenta del Novecento l’allora parroco don Carlo Bedoni si trovò nella necessità di ampliare la chiesa parrocchiale a causa dell’aumento della popolazione di Barzanò’, obiettivo che venne ottenuto con l’aggiunta dei transetti e l’allargamento della zona presbiterale tra il 1936-38 ad opera dell’architetto Giovanni Barboglio (Figura 1). Negli stessi anni venne commissionato un ciclo di affreschi all’artista bergamasco Umberto Marigliani (Figura 2), detto “il Tiepolino” per la sua abilità e rapidità di esecuzione. La firma, insieme alla data di realizzazione (1938), è visibile su uno dei pennacchi della cupola accanto a san Matteo (Figura 3).
Nel 1935 lo stesso curato aveva concesso l’apertura della casa san Giuseppe a Villanova per le novizie della Congregazione del Preziosissimo Sangue di Monza? e anche il ciclo di affreschi che si dispiega lungo i transetti è dedicato a questo santo. Il motivo dell’insistenza di tale devozione, molto diffusa nella nostra diocesi e in tutta la Chiesa fin dal primo millennio, va ricercato nelle dichiarazioni che negli anni Venti e Trenta del Novecento l’allora papa Pio XI (1922-1939), già arcivescovo di Milano dal 13 giugno 1921 al 6 febbraio 1922, andava facendo. A partire infatti dal decreto di consacrazione della Chiesa cattolica alla figura di san Giuseppe, emanato da papa Pio X (1846-1878) nel 1870%, tutti i papi successivi si sono spesi nell’indicare la figura di questo santo alla devozione dei fedeli; fu però soprattutto Pio XI ad evidenziarne la sovreminente missione, superiore persino a quella di san Pietro e di san Giovanni Battista, il 19 marzo del 1928*, dopo averne già in precedenza segnalato la grandezza nel 1926:
Ecco un Santo che entra nella vita e la vita trascorre nell’adempimento del più alto mandato divino, nel mandato incomparabile di vegliare sulla purezza di Maria, di custodire la divinità di Gesù Cristo, di tutelare, consapevole cooperatore, il mistero, il segreto a tutti ignoto, fuorché alla Santissima Trinità, della Redenzione del genereumano. È nella grandezza di questo mandato che sta la singolare e assolutamente incomparabile santità di san Giuseppe, perché veramente a nessun’altra anima, a nessun altro Santo tale mandato fu affidato, e tra san Giuseppe e Dio non vediamo né possiamo vedere che Maria Santissima con la sua divina maternità.
Lo stesso arcivescovo di Milano di quegli anni, sua eminenza card. Schuster, che si recò in visita a Barzanò il 9 e 10 settembre 1939 (Figura 4) e consacrò la parrocchiale ampliata il 28 settembre dello stesso anno, come riportato nell’epigrafe sul transetto di destra (Figura 5), aveva già caldeggiato l’edifi cazione di chiese, poi dedicate a san Giuseppe, in diverse parti della diocesi.
In occasione della precedente visita pastorale del 1933 si trova già infatti l’indicazione della venerazione di san Giuseppe insieme a san Francesco da Paola nell’altare di destra della navata (Figura 6) prima dedicato solo al fondatore dell’ordine dei Minimi, come riportato negli atti della visita pastorale effettuata nel 1912 dal card. Andrea Carlo Ferrari (Figura 7).
Non sembra perciò strano che, dovendo realizzare un intervento di ampliamento tanto significativo, si scegliesse di affrescare episodi della vita di Gesù con una spiccata presenza della figura di san Giuseppe, oltre che della Beata Vergine Maria.
Il raffronto con un’altra serie di affreschi dedicata a san Giuseppe, realizzata qualche anno dopo dallo stesso Marigliani nella parrocchiale di Gerenzano, rivela però la curiosa assenza dell’episodio del trapasso di san Giuseppe con accanto al letto di morte Gesù stesso, evento che lo ha reso patrono degli agonizzanti, come confermato dall’edificazione pochi anni dopo i transetti di Barzanò della chiesa di san Giuseppe dei Morenti a Milano, consacrata nel 1941 dal già menzionato card. Schuster. Non si tratta perciò nella chiesa di Barzanò della rappresentazione di una “Vita di san Giuseppe”, mancandone la scena della morte; una tela con la raffigurazione dell’episodio si trovava fino a pochi anni fa nell’oratorio a fianco della chiesa, ma era totalmente svincolata dal ciclo degli affreschi. L’interpretazione dell’intero ciclo pittorico sembra possibile invece a partire dall’ultimo ri-
quadro che si trova nel transetto di sinistra [8] (Figura 8). Al cospetto dei cardinali un papa, riconoscibile dalla tiara, simbolo del potere temporale della Chiesa, ascolta la proclamazione solenne di un decreto, mentre san Giuseppe, identificabile dalla verga fiorita che reca in mano, compare tra le nubi sulla destra dell’affresco, sorretto da angeli, al di sopra di una rappresentazione semplificata del globo terrestre. Tutto suggerisce che si tratti della proclamazione solenne di san Giuseppe patrono della Chiesa cattolica. Con tale decreto, reso noto l’8 dicembre 1870, Pio IX aveva
affidato la Chiesa e i fedeli alla protezione di san Giuseppe, indicandone il motivo nell’assieparsi di nemici da ogni parte e nell’incombere di gravi mali.
Ogni riquadro del ciclo (Figura 9) è perciò una rappresentazione pittorica del messaggio contenuto nel decreto Quaemadmodum Deus di Pio IX. In esso si dice infatti che san Giuseppe: dopo che il patriarca Giuseppe, sua prefigurazione, aveva sovrinteso a tutta la terra d’Egitto [4] per serbare i frumenti al popolo, ebbe in sua sposa l’Immacolata Vergine Maria [1] dalla quale nacque [3] di Spirito Santo [2] il nostro Signore Gesù Cristo che presso gli uomini degnossi di essere reputato figlio di Giuseppe e gli fu sottomesso [5]. E quegli che tanti re e profeti bramarono vedere, Giuseppe non solo Lo vide, mа соn Lui ha dimorato [6].
Nella parte finale del decreto si fa inoltre riferimento al “Santo Patriarca Giuseppe”, evidente nel penultimo affresco mentre ascende al cielo insieme agli altri patriarchi e giusti dell’Antico Testamento, strappati agli inferi da Cristo risorto [7]. La solenne dichiarazione di san Giuseppe patrono della Chiesa cattolica, visibile nell’ultimo riquadro [8] sulla parete sinistra del transetto della Madonna, viene inoltre rievocata nella parte finale del decreto stesso.