5 Maggio 2024 6a Domenica di Pasqua Omelia di don Angelo
“Ma ora àlzati e sta’ in piedi”
Sesta domenica di Pasqua
5 aprile 2024
omelia di don Angelo
Queste domeniche sembrano mettere a tema la testimonianza. Il nostro è tempo di testimonianza. Oggi nel brano di Giovanni la visione si allarga: entra in scena lo Spirito come testimone. Gesù dice: “Egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio”. E dal libro degli Atti sguscia la figura di un altro grande inatteso testimone, Paolo di Tarso.
Ebbene vorrei, per come mi riesce, raccogliere qualche frammento, proprio a partire dalla pagina degli Atti degli apostoli, tenendo sullo sfondo un commento luminoso a questa pagina del Cardinale Carlo Maria Martini. Che, come altri biblisti peraltro, sosteneva che meglio sarebbe stato dare alla pagina, anziché il titolo di ”conversione di San Paolo”, quello di “illuminazione di San Paolo”.
Tre volte negli Atti il racconto, con qualche divergenza. Qui è Paolo in prima persona che racconta: è agli arresti presso il governatore romano Festo nella città di Cesarea Marittima, nei giorni in cui è In visita ufficiale Agrippa II, discendente del re Erode con sua sorella Berenice. Ebbene, Paolo davanti a loro racconta ciò che accadde in quell’ora sulla strada verso Damasco: fu il capovolgimento della sua vita.
Da dove veniva Paolo? E non intendo tanto il luogo geografico, ma il suo mondo interiore, il suo modo di guardare la vita. Non era un non credente o un amorale. Per questo è improprio parlare di conversione; veniva da una fede religiosa, quella dei padri, condotta a derive ed estremismi inquietanti, da una setta tra le più rigide e più osservanti, quelle che sfociano implacabilmente nel buio dei fanatismi; ed esito non può essere che perseguitare, uccidere, eliminare chi è diverso, chi, fuori gregge, non sottace la sua estraneità, insegue orizzonti altri e rivendica il diritto di parlarne. E non è storia anche dei nostri tempi? Storia di arroccamenti, storia anche di fondamentalismi religiosi, dove una falsa e deturpata immagine di Dio ha come esito la tracotanza, la violenza, la guerra.
Vengo alla strada verso Damasco. Non si parla di un Paolo disarcionato da cavallo come l’iconografia per lo più ce lo ha raccontato; in primo piano, la luce: “Vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio”. “Una luce dal cielo”. “Su questo” – annota il cardinale Martini – “Paolo ha molto riflettuto e ci ritornerà scrivendo ai Corinti: “Quel Dio che ha detto: Sia la luce, è lo stesso che ha rifulso nei nostri cuori”. Il Dio della creazione, che ha creato ogni luce, gli si è manifestato con una luce ancora più grande: Paolo collega tutte le grandi opere creative di Dio nell’Antico Testamento con ciò che in lui è avvenuto. Una profonda illuminazione la cui sorgente è la gloria del Cristo stesso, alla luce del quale tutto il resto impallidisce”.
Impallidisce la visione che Paolo si era fatta di Dio, della vita, del mondo, una visione settaria. Ora gli si aprono gli occhi su qualcosa di nuovo e lo intravvede dai suoi occhi accecati. Lo intravvede per suono di un grumo di parole: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo”. E io dissi: “Chi sei, o Signore?”. E il Signore rispose: “Io sono Gesù, che tu perséguiti”. Era per Paolo – e lo dovrebbe essere per noi – il capovolgimento di un mondo; gli si aprono gli occhi su un Dio cui non interessa imporre se stesso, non da circoscrivere in dogmi e teoremi, non un Dio per cui combattere; ma un Dio che si sente perseguitato se l’altro è perseguitato, torturato e ucciso se l’altro è torturato e ucciso. Un Dio che apre la tua attenzione sull’altro, sino quasi a confondersi – uso una parola estrema – sino quasi a incarnarsi nell’altro: “Saulo, Saulo, perche mi perseguiti?”. Era il volto di Dio, annunciato da quel rabbi di Nazaret che godeva pessima fama ed era ripudiato, perseguitato a morte, nei circoli religiosi degli osservanti in cui lui, Paolo, era cresciuto, sino a contare. Gli avevano chiuso gli occhi; quella luce sulla strada glieli apriva, illuminazione.
Dio non era un giustiziere, pronto a colpire da lontano, era luce sulla strada: la strada che non è raffinatezza, è terra di tutti, aperta, umile, a volte è pure fango. La luce – ora gli era chiaro – aveva nome di misericordia: la voce non lo inceneriva, anzi lo rialzava: “Chi sei, o Signore?”. E il Signore rispose: “Io sono Gesù, che tu perséguiti. Ma ora àlzati e sta’ in piedi” .”Alzati”, il verbo della risurrezione. Il verbo che Dio usa con noi e vorrebbe noi usassimo con gli altri: rialzare. Le mille forme del rialzare. Rincorretele poi voi, nel cuore, le mille forme del rialzare.
Perdonate, mi sono preso tutto questo tempo per dire dove nasce la testimonianza. Sei fatto testimone senza nessun merito: lo Spirito da accecato ti ha fatto illuminato, ti ha aperto gli occhi su Gesù. La testimonianza non nasce da una lezione dottrinale, ma da un incontro che ti ha spalancato gli occhi e, ben lontana dal chiuderti in una setta, ti manda ad aprire occhi. Così è scritto: “io ti mando per aprire i loro occhi”. Ci tocca un ministero di luce. E non devi essere chissà chi per testimoniare, perche non si tratta di predicare, ma di raccontare; non la cattedra, ma una panchina.
Ed è vero anche questo: che i veri testimoni della Luce li riconosci dal fatto che loro per passione ne sanno cogliere ogni minima vibrazione ovunque:
Abbevero gli occhi
a un minimo
bussare di luce.
Le Letture
LETTURA At 26, 1-23
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa». Allora Paolo, fatto cenno con la mano, si difese così: «Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi difendere oggi da tutto ciò di cui vengo accusato dai Giudei, davanti a te, che conosci a perfezione tutte le usanze e le questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. La mia vita, fin dalla giovinezza, vissuta sempre tra i miei connazionali e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; essi sanno pure da tempo, se vogliono darne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto secondo la setta più rigida della nostra religione. E ora sto qui sotto processo a motivo della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. A motivo di questa speranza, o re, sono ora accusato dai Giudei! Perché fra voi è considerato incredibile che Dio risusciti i morti? Eppure anche io ritenni mio dovere compiere molte cose ostili contro il nome di Gesù il Nazareno. Così ho fatto a Gerusalemme: molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con il potere avuto dai capi dei sacerdoti e, quando venivano messi a morte, anche io ho dato il mio voto. In tutte le sinagoghe cercavo spesso di costringerli con le torture a bestemmiare e, nel colmo del mio furore contro di loro, davo loro la caccia perfino nelle città straniere. In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con il potere e l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti, verso mezzogiorno vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. Tutti cademmo a terra e io udii una voce che mi diceva in lingua ebraica: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo”. E io dissi: “Chi sei, o Signore?”. E il Signore rispose: “Io sono Gesù, che tu perséguiti. Ma ora àlzati e sta’ in piedi; io ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto di me e di quelle per cui ti apparirò. Ti libererò dal popolo e dalle nazioni, a cui ti mando per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l’eredità, in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me”. Perciò, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste, ma, prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di pentirsi e di convertirsi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione. Per queste cose i Giudei, mentre ero nel tempio, mi presero e tentavano di uccidermi. Ma, con l’aiuto di Dio, fino a questo giorno, sto qui a testimoniare agli umili e ai grandi, null’altro affermando se non quello che i Profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, che cioè il Cristo avrebbe dovuto soffrire e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle genti».
Commento al filmato: è stupendo, affascinante questo brano della Sinfonia in Do Magg. “Linzer” di Mozart; dopo un “Adagio” di grande solennità, preparatorio di tutto il discorso di Paolo, un “Allegro Spiritoso” entusiasmante da una forza straordinaria alla testimonianza dell’Apostolo delle Genti:
«Perciò, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste, ma, prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di pentirsi e di convertirsi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione.»
SALMO Sal 21 (22)
A te la mia lode, Signore, nell’assemblea dei fratelli.
Oppure Alleluia, alleluia, alleluia.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe.
Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra. R
Davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.
A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere. R
Io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!». R
Commento al filmato: è spettacolare la bellezza delle armonie generate dai “Molti Istromenti” dello splendido “Allegro” del Concerto in Do Magg. di Vivaldi, che cantano con toni esultanti un inno di lode:
Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».
EPISTOLA 1Cor 15, 3-11
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, a voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Commento al filmato:sono di una bellezza luminosa le note del Violino, accompagnate dagli accordi insistenti del Pianoforte nello stupendo brano “Après un Rève” di Gabriel Fauré, è un canto spiegato che racconta le parole che Paolo rivolge ai fedeli di Corinto per annunciare la risurrezione di Cristo:
«Vi ho trasmesso ciò che ho ricevuto: è risorto ed è apparso.»
VANGELO Gv 15, 26 – 16, 4
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto. Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi».
Commento al filmato: sono grandi la tenerezza e l’amore di cui sono impregnate le parole che Gesù rivolge ai discepoli nel Suo discorso di addio, le note sognanti del Pianoforte dello splendido “Prelude” dalla “Suite” in La Magg. di Bach, le illuminano di una luce straordinaria:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.»