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Domenica nell’ottava del Natale Omelia di don Angelo

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Domenica nell’ottava del Natale Omelia di don Angelo

Perché lui è nuova creazione

Domenica nell’ottava del Natale

29 dicembre 2024

omelia di don Angelo

Quella notte pulsava, a sfrigolii silenziosi nel buio, una lanterna, ma a illuminare  gli occhi, prima quelli di Maria e Giuseppe e poi quelli dei pastori, a farli palpitare nell’ombra, era il bambino, lui luce. Sì, ogni bambino nascendo è luce, ma il figlio di Maria era, come racconta il prologo di Giovanni, ia luce del mondo. Non so se a quel cucciolo di bimbo, estasiandosi, Maria e Giuseppe abbiano mai detto: “tu, luce del mondo”. Forse gli dissero “luce degli occhi miei”: lo dicono perdutamente, a non finire, i genitori ai loro bambini. In questo senso – ed è bello, è urgente, ricordarlo – anche il più povero e indifeso dei bambini porta una luce a questa terra: la sua, insostituibile luce; ucciderlo o cancellarlo nell’indifferenza è come derubare la terra, un furto di luce.

Luce del mondo Gesù, ma luce non in astratto; no, in una carne: la luce sgusciava silenziosa –come è nella sua natura, e fu così per tutta la vita – dal corpo, dagli occhi, dalle sue  mani, da quel tono di voce, dagli sguardi, dai gesti. Il Verbo si è fatto carne.

E siamo al prologo del vangelo di Giovanni che è poesia e devi fare soste, perderti, ritrovarti: ritrovare te, la storia, il mondo, ma in un’altra luce. Non è un volar via dalla carne, dalla storia, la carne, la storia riprendono la loro luce. Finalmente. Oggi manca la poesia e la carne, la storia stanno perdendo luce, è in avvistamento l’insignificanza, l’appiattimento, lo scolorimento. Si punta sulla grandezza, sulla vistosità, ma poi ci si accorge – ed è benedizione se ci si accorge – che non è la grandezza a prenderti il cuore; ci si accorge – ed è benedizione se ci si accorge – che grazia è ciò che fa parlare in ogni suo ritaglio la vita, tutta la vita; grazia è quando ti parla un filo d’erba come un prato di stelle.

E allora permettete che io sfiori nel commento, lasciandomi prendere da suggestioni, un’espressione che oggi sbucava, e poi sbucava ancora, quasi a ondate, dal vangelo di Giovanni e dal libro dei Proverbi, tanto da farmi sostare, l’espressione “in principio”. Nell’espressione “tn principio” c’è freschezza, attesa, desiderio di svelamento; l’in principio non è macchiato dall’abitudine o dal fare tanto per fare, o da un fare dettato dai soliti malaffari, egoismi, prepotenze, raggiri; questi non sono dono, non sono un ”in principio”, sono una  vecchia musica, sono vecchi costumi, logori, logori e a segno di disumanità, di bruttezza e non di bellezza.

Dopo aver fatto memoria della nascita di Gesù, resista nel tuo cuore un “in principio”, un inizio,  non importa se piccolo pur che sia autentico; accarezzalo con i tuoi occhi come quando vai scoprendo il germogliare sottile di un fiore, dona terriccio e sorsi di acqua all’in principio. Che Natale non lo spenga inaridimento.

In un angolino smarrito, di una memoria sempre più smarrita, mi si accende ancora una volta l’immagine di una ragazza del liceo, ora diventata scrittrice famosa, che anni e anni fa mentre si discuteva in classe di Natale dolentemente sulla lavagna, alle spalle, scriveva: “Natale le statuine e gli addobbi… S.Stefano tutto ritorna come prima”. Come se non appartenesse al Natale un futuro.

Natale è creazione. In questo orizzonte – e già lo accennavo – mi appare suggestivo l’accostamento della pagina del prologo a quella ricca di poesia del libro dei Proverbi che racconta gioiosamente i giorni della creazione e una sapienza a illuminarli.

Dona ai tuoi giorni Gesù, doniamo ai nostri giorni Gesù, perché lui è nuova creazione. E’ inizio –dice il prologo – ed è tenda in mezzo a noi. Come dicessimo – e che bello pensarlo – che c’è un principio creatore in ciascuno di noi, sì  in ogni donna, in ogni uomo, in ogni essere vivente. Se noi non ci neghiamo alla luce, la sua luce ci desta dagli assopimenti. E ci abita. Ha messo la sua tenda in mezzo a noi. Potremmo anche dire: in noi.

“Il presepio” scrive il card. José Tolentino Mendonça “siamo noi. È dentro di noi che un Dio nasce. Dentro questi gesti che in uguale misura sono rivestiti di speranza e di ombra. Dentro le nostre parole e il loro traffico sonnambulo. Dentro il riso e l’esitazione. Dentro il dono e l’attesa. Dentro il calore della casa e nell’addiaccio imprevisto. Dentro il pendio e dentro la pianura. Dentro la lampada e nel grido. La nostra stirpe è quella degli appena nati. Quale che sia la nostra età o la stagione che ci troviamo a vivere, la verità è che noi siamo, fino alla fine, una cosa al suo inizio. E il presepio conferma che la nascita è struttura fondante della vita”.

Letture

LETTURA Pr 8, 22-31

Lettura del libro dei Proverbi

La Sapienza grida: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».

Commento al filmato: è grandiosa bellezza quella della Fuga in Sol Magg (la Grande) di Bach; le note solenni, maestose dell’Organo cantano con armonie imponenti questo straordinario inno alla “Sapienza”:

Prima che la terra fosse, già la Sapienza era generata.

SALMO Sal 2

Oggi la luce risplende su di noi.

Voglio annunciare il decreto del Signore.

Egli mi ha detto:

«Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.

Chiedimi e ti darò in eredità le genti

e in tuo dominio le terre più lontane». R

E ora siate saggi, o sovrani;

lasciatevi correggere, o giudici della terra;

servite il Signore con timore

e rallegratevi con tremore. R

«Io stesso ho stabilito il mio sovrano

sul Sion, mia santa montagna».

Beato chi in lui si rifugia. R

Commento al filmato: i primi 5 versetti del salmo, sono raccontati dalle armonie di inaudita violenza e veemenza del “Perpetuum Mobile, Allegro” della Sonata in Sol Magg . di Ravel; il Violino e il Pianoforte cantano con furia:

1 Perché le genti congiurano perché invano cospirano i popoli? 2 Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia

ma lo spettacolare, esultante “Allegro Assai” del Concerto in Re min di Bach “a violino concertato, 2 violini, una viola obbligati e basso continuo”, canta gioioso:

7 Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. 8 Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. 9 Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai».

EPISTOLA Col 1, 13b. 15-20

Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi

Fratelli, il Figlio del suo amore è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

Commento al filmato: il canto gioioso dell’Oboe solista con il contrappunto impetuoso dell’Orchestra nello splendido “Allegro Molto” del Concerto in Fa Magg di Vivaldi, racconta con armonie affascinanti l’Immagine e di Cristo che san Paolo trasmette ai Colossesi:

Fratelli, il Figlio del suo amore è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

VANGELO Gv 1, 1-14

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Commento al filmato: la grande potenza delle note dell’Organo nel “Präludium” in Re Magg di Bach, racconta con esultanza e maestà il Prologo del Vangelo di Giovanni che inquadra l’Onnipotenza del Verbo al Principio della Creazione e la Sua Incarnazione:

«E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi; / e noi abbiamo contemplato la sua gloria, / gloria come del Figlio unigenito / che viene dal Padre, / pieno di grazia e di verità.»

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